Analisi Il golfo ai poeti Libri Local MuratiVivi
William Domenichini  

Il miglio NATO

Un miglio, poco più di un chilometro e mezzo, che la fantasia al potere può far divenire blu, come il mare, una base o la bandiera della NATO. D’altronde sulla questione, tra daltonismi e schizofrenie, se ne posso sentire, per restare in tema, di tutti i colori. Tra un pantone ed una tavolozza, tra un codice RAL e qualche sortita retorica, val la pena ripartire dal golfo che fu dei poeti per ritrovare un ulteriore elemento di militarizzazione e potenziale rischio. Se Atene piange, Sparta non ride. Così questa volta ritocca alla costa spezzina di levante. Per gradire.

Per chi fosse atterrato dalla luna, sul suolo patrio tricolore contiamo il centro ricerche NATO situato alla Spezia (CMRE), il Defense College di Roma, l’Allied Joint Force Command di Napoli, il NATO Rapid Deployable Corps in provincia di Varese e la base navale NATO di Taranto. La bandiere atlantica sventola anche in molte basi italiane. Da Sigonella (Sicilia) ad Aviano (Friuli), da Camp Darby (Toscana) a Ghedi (Lombardia). Particolarmente interessante il fatto che, in totale, in Italia sarebbero custodite 70 testate nucleari, che sarebbero dislocate in due basi: Aviano e Ghedi. In Friuli sarebbero ospitate alcune bombe atomiche B61-4. Altre bombe nucleari di tipo B61-3, B61-4 e B61-7 sarebbero all’aeroporto militare in provincia di Brescia.

Ma sulla presenza atlantica sul sacro suolo italico potremmo scrivere un altro libro. Di tutto questo sistema, che molti ravvedono come lo scudo contro le centrali del male (altro tema da riempire biblioteche), focalizziamo un elemento. Dove lo prendono il carburante per muovere i mezzi? NPS, sta per NATO Pipelines System. Un complesso completo di terminal marini, depositi di stoccaggio sotterranei e gruppi di pompaggio e tubazioni. Una rete di 10.000 chilometri, attraverso 12 paesi della NATO ed una capacità di stoccaggio di 4,1 milioni di metri cubi. Le reti sono controllate da organizzazioni nazionali, ad eccezione del Central Europe Pipeline System (CEPS), che è un sistema multinazionale gestito dall’Ufficio di programma CEPS sotto l’egida dell’Agenzia di supporto e approvvigionamento della NATO.

La frazione italiana della rete è nota come North Italian Pipeline System (NIPS). 1000 chilometri di tubazioni che attraversano 6 regioni, 17 province e 136 comuni. Indovinate un po’? Parte dalla Spezia e dal golfo per raggiungere le basi di Ghedi (Brescia), Aviano (Pordenone), Rivolto (Udine) e Cervia (Ravenna) ed altre infrastrutture. Inaugurato il 1° gennaio 1960, non ha mai smesso di pompare, giorno e notte, fino a un massimo di 1,6 milioni al giorno, record che pare sia stato siglato durante la guerra in Kosovo.

L’intera struttura è sotto il controllo e la gestione del Comando Rete POL dell’Aeronautica militare, con sede a Parma. Movimenta oltre 100.000 metri cubi di combustibile all’anno: il 62,1% destinato ai velivoli militari italiani, il 3,4% ai mezzi dell’esercito italiano, il 34,5% ai velivoli statunitensi (USAF). La sua gestione prevede un costo di circa 14 milioni di euro all’anno, tra costi di conduzione, manutenzione ordinaria e personale (52 militari, 11 civili e 125 dipendenti dell’azienda gestore). Secondo i dati emersi, il gestore ha un contratto nominale di 13,3 milioni di euro. L’aeronautica copre tale contratto per 10 milioni, l’esercito per 3,3. milioni. L’aeronautica militare italiano paga anche la quota statunitense ed il reintegro di tali oneri da parte dell’USAF, sulla base di un accordo con l’aeronautica militare, avviene attraverso la restituzione del controvalore in combustibile avio.

Il Comando Rete POL verifica il rispetto del contratto di gestione che è affidato ad un’azienda privata. La linea, inizialmente gestita dalla TPL Spa, oggi è in mano alla IG Operation and Maintenance S.p.A. (IG O&M SpA). Si tratta di una Società di Ingegneria costituita nel 2012 dallo spin-off della Infrastrutture e Gestioni SpA. La IG SpA venne fondata nel 1999 a seguito della scissione parziale della TPL Tecnologie Progetti Lavori SpA, nata nel 1969, società appartenente al Gruppo internazionale Technip. Al terminal marittimo “possono attraccare navi con un tonnellaggio fino a 14.000 tonnellate . In situazioni normali vi attraccano navi da 7.000 tonnellate con una cadenza temporale che dipende dalla programmazione dei rifornimenti“.

Stiamo parlando di un segreto di Pulcinella. Lo studio redatto dal Politecnico di Torino, per conto del Centro militare di studi strategici (2006) racconta, bullone per bullone, metro per metro, come si sviluppa l’infrastruttura. Partiamo dal golfo che fu dei poeti. La pipeline inizia il suo percorso da un pertugio in San Bartolomeo, alla Spezia. Un lembo di costa tra i Cantieri Navali La Spezia Srl da una parte e Baglietto SpA dall’altra, chiuso dal profilo abbandonato della ex-caserma Fiastri. Li, in quell’anfratto, le navi arrivano, scaricano il carburante destinato ai reparti di volo delle Forze Armate, dei Corpi Armati dello Stato, le Forze Armate USA nonché i Reparti della NATO.

Una volta lasciato il porto spezzino, due tubazioni NATO percorrono circa 2 chilometri, incontrando una “stazione di transito” con 3 serbatoi di stoccaggio in località Pianazze (2.250 tonnellate di capacità) per arrivare a Vezzano Ligure. Transitando per una strada tra le villette, che si trasforma in una sterrata in mezzo alla vegetazione di una valle qualsiasi, ci si imbatte in una recinzione, concertine e cartelli: Zona militare. Località Pian del Molinello, dove viene stoccato il carburante che servono a far volare gli aerei italiani, NATO e statunitensi, delle basi dislocate nel nord Italia. Serbatoi di cemento armato rinforzati da una lamina in acciaio e ricoperti di terra. La capacità totale del sito è di 40.200 metri cubi. Per gradire.

Tutto liscio come l’olio? Neanche per sbaglio. Non abbiamo fatto che una manciata di chilometri e già iniziano i problemi. Nell’ottobre 2003, si verificò una rottura, con il conseguente sversamento in un canale, nel comune vezzanese.

Un piano di sicurezza per poter affrontare qualsiasi problema derivi alla popolazione dalla ‘pipeline’ della Nato, l’oleodotto che parte da San Bartolomeo (La Spezia) e arriva fino a Montichiari (Brescia). E’ necessario non solo avere un piano di sicurezza per la popolazione, ma anche conoscere le zone di stoccaggio e il materiale che vi passa dentro.

Sergio Olivieri
allora assessore alla protezione civile alla Spezia
(23 gennaio 2004)

Da Pian del Molinello ripartono tre tubazioni, due da 18 pollici ed una da 8 pollici. Percorrono poca strada (3,3 km) per arrivare ad un ulteriore stazione di stoccaggio nel territorio spezzino, a Fornola, dove i carburanti vengono stoccati in 11 serbatoi interrati (40.100 tonnellate di capacità). Si tratta di un deposito di transito, dove è possibile immagazzinare e distribuzione per autobotti, collocato in una realtà su cui incombe una frana che ha devastato la viabilità locale per anni. L’infrastruttura riparte, direzione Emilia per poi diramarsi in Lombardia, in Friuli e verso la Romagna.

La richiesta di predisporre un piano di sicurezza fu raccolta dall’allora sindaca di Vezzano Ligure, Paola Giannarelli, ma, cambiati i corsi, la questione cadde nel dimenticatoio. Solo l’on. Deiana Elettra, pochi mesi dopo, ottenne risposta ad una sua interrogazione (4-09816).

Per quanto concerne la galleria NATO, sono stati già avviati i lavori per ricostruire il sistema di drenaggio e di prosciugamento, nonché, per realizzare un sistema che prevede il trattamento delle acque oleose. È stata, inoltre, prevista una variante al percorso dell’oleodotto (sono state già ultimate le nuove condotte) per risolvere il problema della contiguità dell’infrastruttura al tessuto urbano ed industriale della città.

on. Antonio Martino
ministro della difesa (governo Berlusconi II)
(15 aprile 2005)

Meno considerazione ebbe l’on. Lalla Truppia (4-04641) che nel luglio 2007 interrogò, senza ottenere alcuna risposta, il ministro dell’interno, Giuliano Amato, in relazione al video trasmesso da un’emittente vicentina (Tva Vicenza) che mostrò le immagini di una probabile esplosione avvenuta nelle tubature dell’oleodotto della NATO che transita nell’area dell’aeroporto Dal Molin. Nel 2009, nel comune di Monticello Conte Otto, a 4 chilometri dalla base vicentina, una rottura dell’oleodotto militare causa lo sversamento di carburante nelle acque dell’Astichello e del Bacchiglione, i corsi d’acqua che attraversano il capoluogo.

L’infrastruttura, secondo fonti militari, sarebbe in piena efficienza e sicurezza. Tuttavia, già due episodi hanno messo in luce delle criticità. Due indizi, molti dubbi, ed una prova certa: le caratteristiche del combustibile trasportato (JET A-1) e l’impatto sulla salute e sull’ambiente in caso di perdite. Nonostante la consueta sequela di rassicurazioni il caso si tinge sempre più di giallo, il caso dell’oleodotto per scopi militari, ad uso NATO. Le sponde non sono di un torrente da cui dovrebbero scender lucci argentati. Si torna sulle rive del golfo che fu dei poeti.

2018. Il pertugio a conduzione privata per rifornimento NATO riemerge. Il caso vuole che le tre condotte sottomarine da 20 pollici (1 pollici equivale a 2,54 cm) sarebbero, per la maggiore (due su tre), fuori uso. Anzi, risulterebbero invase dall’acqua. La terza sarebbe l’unica ad essere in funzione, in virtù di urgenti interventi manutentivi, avviati 4 anni prima. Secondo fonti della difesa, problemi al terminale comporterebbero il rischio di un disastro ambientale in tutta l’area del golfo. In particolare, a poche decine di metri, si trova il grosso della mitilicoltura spezzina, vanto ed orgoglio sprugolino.

Dal palazzo civico spezzino nessuno si accorge di nulla. Tocca al consigliere di minoranza, Guido Melley, farsi carico della questione, chiedendo che la commissione consiliare (Assetto Territoriale, Ambiente, ecc), convochi i comandi dell’Aeronautica militare. Non dei comandi a caso, direte voi miei piccoli lettori, ma chi si occupa dell’oleodotto. Un particolare non tenuto conto dall’allora presidente della commissione, Marco Tarabugi, che convocò l’unico comando noto agli spezzini: il Centro Logistico di Supporto Areale di Cadimare. Della serie, come dare l’impressione che chi amministra la città non sa nemmeno di cosa stiamo parlando. Superato il probabile imbarazzo per aver scomodato inutilmente due ufficiali, del tutto ignari della questione perché non di loro competenza, si passa ad una nuova convocazione. Il 20 dicembre 2018 si presenta il comandante della Rete POL, responsabile dell’oleodotto.

Ascolta l’audio della Commissione

Secondo il verbale, all”ufficiale in comando vengono poste questioni sullo stato attuale dell’infrastruttura, allo scopo di chiarire la situazione. Se qualcuno avesse dei dubbi, nel silenzio assordante della maggioranza e, quel che è peggio nell’assenza totale della giunta. Un ulteriore elemento di criticità ambientale? Come se alla Spezia se ne sentisse il bisogno? E se l’approdo fosse ampliato? Nelle nebbie tipiche del golfo spezzino, val la pena cercare qualche flebile luce. Ma come spesso accade quando si tratta di questi temi, le rassicurazione sono, in un turbinio di inglesismi, vaghe come stelle dell’Orsa.

L’oleodotto non è top secret, forse è poco noto. E’ segnalato con tanto di numero di telefono da contattare in caso di emergenza.[…] La sealine centrale è nuova, realizzata a partire dal 2014 e operativa due anni dopo (2016) ed è l’unica utilizzata al momento. Le altre due sono teoricamente efficienti ma sono attualmente invasate di acqua, pertanto non in suo e totalmente innocue. Operiamo quindi con una sola conduttura marina, la più recente.

Abbiamo un dispositivo di emergenza con personale reperibile che è in grado di intervenire all’istante per qualsiasi tipo di problema. Seguiamo le prescrizioni legate all’ambiente e alla sicurezza che segue qualsiasi altra azienda che opera questo tipo di infrastruttura. […] Lo scopo sarà quello di eliminare le condutture subacquee e porle in superficie.

tenente colonnello Roberto Ruaro
comandante rete POL
(20 dicembre 2018)

In 27 minuti si celebra la liturgia commissariale, o se preferite il secondo atto della commedia. Il comandante dell’ente gestore non ha competenza sugli interventi sull’infrastruttura. Una prassi in ambito militare. C’è un comando di gestione, logistica ed un comando di gestione che compete al reparto Genio militare. Minuzie sfuggite alla presidenza della commissione. Nello specifico, il 2° Reparto Genio Aeronautica Militare pubblica un bando di gara con scadenza 30 novembre 2018. Si tratta di 1.168.721,28 euro per la progettazione preliminare/studio di fattibilità tecnico economica, esecutiva di infrastrutture e impianti necessari per carico e scarico prodotti petroliferi raffinati da navi cisterna. L’ampliamento del terminale marino POL spezzino. Sarebbe stato opportuno che prima di pubblicare il bando le autorità locali fossero coinvolte? Eppure lo studio di fattibilità è già in essere, dal 2016. In linea teorica, e non burocratica, l’affidamento della progettazione sarebbe stato previsto per il gennaio 2019.

Un progetto che esiste da tempo. Ricordo che ci furono anche dei finanziamenti specifici della NATO, poi dirottati altrove perché l’Alleanza Atlantica non considerava quella del terminal spezzino come un’emergenza. Si era anche pensato di andare a una razionalizzazione degli impianti Pol Nato e Arcola Petrolifera, magari di farle coesistere in un unico sito. L’Autorità di sistema portuale sta consegnando un nuovo molo alla Marina Militare in alternativa al Molo Pagliari che cambia destinazione con l’attuazione del piano regolatore portuale. Questa struttura magari potrebbe essere utilizzata per questo scopo.

Lorenzo Forcieri
allora consigliere comunale alla Spezia
(13 novembre 2018)

Ma che fine ha fatto questo progetto? Nei cunicoli burocratici, l’unica traccia che emerge è l’aggiornamento del company profile di una società consortile di progettazione (AEDEF), la quale annovera tra le opere progettate l’upgrade del “La Spezia Sea Terminal (NATO)“, per la realizzazione di un nuovo pontile e piattaforma di carico/scarico di combustibile Jet A-1. Le istituzioni spezzine sono state coinvolte nel progetto? Qualche ente pubblico, e rappresentativo degli interessi della popolazione spezzina, ha partecipato ad una conferenza di servizi?

Mentre di piani di sicurezza non se n’è vista l’ombra, la retorica emerge dalle acque non del tutto salubri del golfo che fu dei poeti. Tra basi blu, rigassificatore ed il suo truck loading, porto commerciale e discariche vista mare, in una lista nera che potrebbe crescere, c’è un fiore all’occhiello: il miglio blu, un percorso in cui si incontrano numerose aziende della nautica. Ma tra un rimessaggio di uno yacht di lusso e l’altro, attenti alle boe di competenza della NATO, oggi. Domani toccherà al molo di approdo delle petroliere. Ma, come si suole dire, la fantasia al potere.

Un progetto nato da una mia idea. Collegare le eccellenze mondiali della nautica da diporto, che operano nel miglio compreso tra la Fossa Maestra e il Muggiano, al campus universitario cittadino. Uno sbocco diretto, dato dalla contiguità territoriale tra percorsi accademici e offerta di lavoro altamente specializzato, ma anche una circostanza preziosa per le aziende nautiche. […] Stiamo facendo un viaggio verso la bellezza e la sostenibilità ambientale per valorizzare ciò che Madre Natura e i talenti che ci hanno preceduto ci hanno donato.

Pierluigi Peracchini
sindaco della Spezia
(2 gennaio 2024)


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Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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