What is democracy?
Analisi Diritti e rovesci Global Opinioni
William Domenichini  

What is democracy?

What is democracy? Un sistema di governo in cui leggi, politiche, leadership di uno Stato sono decise direttamente o indirettamente dal popolo e, generalmente, dalla metà del XX secolo, per includere tutti (o quasi tutti) i/le cittadin* adult*.

Come fuggire alla tentazione di misurare la democrazia? Prendi metro e bilancia, fai due conti ed ecco il Democracy index. I/le cittadin* possono scegliere i loro leader politici in elezioni libere ed eque? Possono godere delle libertà civili? Possono preferire la democrazia rispetto ad altri possono partecipare alla politica? Ma soprattutto possono avere un governo funzionante che agisce per loro conto? Più la riposta a queste domande è affermativa, più il valore si avvicina a 10.

What is democracy

Curioso, il mondo occidentale, democratico, notoriamente è quello che, armato fino ai denti esporta le pratiche di potere al popolo. Non senza qualche difficoltà, evidentemente, viste le condizioni geopolitiche globali. Certamente quel che salta all’occhio è che se l’indice del suprematismo occidentale chiama Democrazia se stesso, affama impunemente il resto. West again the rest.

Countries by total wealth (billions USD), Credit Suisse 2022

Dieci piccoli numeri per misurare un enorme sforzo di coscienza, consapevolezza e di libertà. Dieci unità per dare la cartina di tornasole di processi figli di lotte sanguinose, costate la vita a migliaia di giovani che scelsero la lotta contro il nazifascismo per conquistare una libertà negata da vent’anni di dittatura sanguinaria. Penso alla reazione che avrebbe avuto uno dei/lle tant* partigian* che ho avuto l’onore di conoscere nella mia vita, se gli avessi chiesto: posso misurare la nostra democrazia con un indice da 0 a 10? Non oso pensarlo.

D’altronde, l’evidenza dimostra che le svariate riforme succedutesi negli anni hanno rafforzato la democrazia. L’elezione diretta dei sindaci, per esempio ne è una prova. I primi cittadini sono mutati in plenipotenziari, che si guardano bene dall’esserlo quando occorre prendere decisioni, ma che esercitano il controllo del territorio con maniacalità. Il caso spezzino. La massima autorità sanitaria cittadina non interviene mai su questioni dirimenti la salute pubblica, svolgendo le sue decisioni d’imperio su quisquilie.

I consigli comunali mutano velocemente da luoghi di controllo, di dibattito, di confronto e di battaglia politica, in agoni soporiferi, dove le opposte fazioni si esprimo in misure muscolari. O meglio. Chi ha i numeri, democraticamente detta, chi non li ha semplicemente non viene nemmeno preso in considerazione. Se i numeri della maggioranza sono solidi, come legge elettorale impone, si assiste alla legge del marchese del Grillo. Poco importa se negli anni si assiste, parallelamente, al crollo dell’affluenze nelle urne. Il concetto di democrazia è derubricato ad aspettare il proprio turno elettorale. Nei tempi che intercorrono le urne, si fa e si disfa a proprio piacimento. Potere del popolo.

Nel mentre, il mondo si muove e si muovono le dinamiche di potere che lo investono, gli interessi economici che lo tumultano. Non si tratta di qualche spicciolo ma di miliardi. Chi li tutela? Secondo il modello democratico, ça va sans dire, chi è più armato. Così, senza il ben che minimo dibattito democratico, ne tra l’opinione pubblica, men che meno nelle aule rappresentative del popolo, si parte per la guerra. Guerra che, se prima aveva una paradossale giustificazione umanitaria, ora svela la sua natura senza troppi pudori. Si parte per difendere interessi economici di corporation, per obbedire alle direttive del ponte di comando.

Lasciamo da parte analisi sulla distribuzione delle ricchezze e sugli indici di democrazia. Metà dicembre. Il Pentagono ordina.

Lloyd Austin La recente escalation di sconsiderati attacchi Houthi provenienti dallo Yemen minaccia il libero flusso del commercio, mette in pericolo marinai innocenti e viola il diritto internazionale. Il Mar Rosso è una via d’acqua fondamentale, essenziale per la libertà di navigazione e un importante corridoio commerciale che facilita il commercio internazionale

Lloyd Austin
ex generale e segretario della Difesa degli Stati Uniti
(18 dicembre 2023)

Stretto giro di posta e se dal ponte di comando ordinano nelle colonie, benché democratiche, eseguono gli ordini, dove è pronta già la giustificazione, labilmente plausibile.

È necessario aumentare la presenza nell’area al fine di creare le condizioni per la stabilizzazione, evitare disastri ecologici e prevenire, inoltre, una ripresa della spinta inflazionistica.

Guido Crosetto
Ministro della difesa
(19 dicembre 2023)

Dalle banchine della base della Spezia, quella che ha un futuro blu, parte la fregata FREEM Virgino Fasan (F591). Non una novità, tant’è che le manovre navali in quel contesto sono iniziate qualche tempo prima. Chi si accorge ora, della serie meglio tardi che mai, dov’era un mese fa? Ora la domanda che ci si pone, in una Democrazia, è molto semplice: chi ha deciso dove ha discusso la scelta? Quale iter parlamentare è stato affrontato? Domande retoriche, la cui risposta, al netto delle litanie sui diritti dei consumatori occidentali, evapora ad ogni tornata elettorale. Nel gesto di imbucare la scheda, scompaiono missioni antipirateria in cui il contribuente italiano paga la scorta a multinazionali del fossile. Oppure si ignorano le operazioni militari che avvengono nei mari del nord, talmente popolati di unità militari occidentali che non si riesce a capire chi abbia sabotato una delle più grandi infrastrutture sottomarine esistenti.

Questa volta i cortigiani di turno non si sono fatti prendere in contropiede dall’ufficio stampa del U.S. Central Command ed hanno trovato una cornice democratica, che supera l’ipocrisia delle missioni di esportazione della democrazia di qualche decennio fa, all’invio di mezzi ed equipaggi: Operazione Prosperity Guardian. Da quelle parti transitano 23 mila navi l’anno, il 12% del commercio globale (30% per i container), il 20% dell’energia che viaggia via mare, ivi e soprattutto comprese, le forniture ad Israele, obiettivo dichiarato degli attacchi houthi. Non a caso, nemmeno l’Arabia Saudita fa parte della coalizione, nonostante il regime di Riad bombardi sistematicamente lo Yemen da anni.

L’azienda danese Maersk ha annunciato il 19 dicembre che finché non si troverà una soluzione le sue navi circumnavigheranno l’Africa, passando per il capo di Buona Speranza. Hanno seguito tale decisione MSC, CMA CGM, Hapag-Lloyd, così anche colossi del fossile come British Petroleum ed Equinor. Secondo la US Energy Information Administration, nella prima metà del 2023 da Bab al-Mandeb sono transitati 8,8 milioni di barili al giorno di petrolio e circa 116 milioni di metri cubi/giorno di GNL. Persino Ikea ha dichiarato che si troverà ad affrontare “la possibile carenza di alcuni prodotti e i previsti ritardi nelle spedizioni a seguito degli attacchi Houthi“. Qualcuno si ricorderà la spinta inflattiva post invasione russa. Pochi certamente ricorderanno la reale speculazione finanziaria che in quei giorni fece impennare i prezzi al consumo. D’altronde si trattava di conseguenze democratiche.

Nel frattempo, la nota stampa di via XX settembre, appare come un capolavoro di equilibrismo, democratico:

Alcuni media hanno riportato la volontà italiana di aderire all’operazione Prosperity Guardian, recentemente lanciata dagli Stati Uniti per assicurare la libera navigazione del Mar Rosso e contrastare il crescente numero di attacchi del gruppo terroristico Houti nei confronti del naviglio mercantile in transito.​ In realtà, la Difesa, rispondendo a una precisa richiesta di tutela degli interessi nazionali, pervenuta dagli armatori italiani, ha deciso di spostare nel Mar Rosso una delle sue unità navali già in medio oriente. Ciò, tuttavia, avverrà nell’ambito di un’operazione già esistente e autorizzata dal parlamento e non dell’operazione Prosperity Guardian.​​

Guido Crosetto
Ministro della difesa
(19 dicembre 2023)

Il 28 dicembre, l’account X dell’U.S. Central Command (CENTCOM) annuncia che la USS Mason (DDG 87) ha abbattuto un drone e un missile balistico antinave nel Mar Rosso meridionale, lanciati dagli Houthi tra le 17:45 e le 18:22 (ora di Sanaa) il 28 dicembre. nessun danno a nessuna delle 18 navi nella zona o feriti.  Due giorni prima hanno reso noto che le risorse statunitensi, tra cui l’USS Laboom(DDG 58) e gli F/A-18 Super Hornet dell’Eisenhower Carrier Strike Group, hanno abbattuto dodici droni d’attacco unidirezionali, tre missili balistici antinave e due missili da crociera d’attacco terrestre in nel Mar Rosso meridionale. Il giorno di Natale, in risposta a molteplici attacchi contro le forze della coalizione in Iraq e Siria, le forze militari statunitensi hanno condotto attacchi aerei contro diverse strutture utilizzate da Hezbollah e gruppi affiliati in Iraq.

In un quadro che non fa supporre nulla di buono nel prossimo futuro, nella speranza di trovare disponibilità di cubi EKET o di poltrone POÄNG, il quadro democratico occidentale non si impantana solo grazie ad un martellante ed incessante fuoco mediatico. Un supporto ad una cultura di guerra e di consumo che sopravanza senza la minima resistenza di uno spirito critico o di un’analisi lievemente dettagliata. Così una congestione di democrazia, in uno dei luoghi più caldi del pianeta, non solo in senso climatico, cerca, evidentemente, ogni pretesto per dar fuoco alle micce. O meglio, evita ogni possibilità di spegnere i fuochi già appiccati.

Da un lato il 99% della popolazione mondiale, conta meno dell’1% che decide il come, il quando e il perché. Chiamatela, se volete, Democrazia.

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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