Restare umani?
Di fronte all’escalation di orrori, abbiamo davvero alternative se non quella di restare umani? “Vic” Arrigoni descriveva l’incendio che inghiottì i boschi di Haifa, circa 13 anni or sono, come uno scherzo rispetto alla coperta di lava magmatica che ricoprirebbe la Striscia di Gaza. Per farlo, per restare umani intendo, servirebbe rileggere i suoi scritti, di fronte a ciò che sta accadendo ora. Tutto appare congelato in un macabro quadro, come se nulla fosse cambiato. Tuttavia se i contorni sono rimasti rigidamente ibernati nelle tragedie che si sono incancrenite, i dettagli attuali sono assai più drammatici. Nonostante la grande confusione che appare sotto al cielo, è il caso di dirlo, la situazione parrebbe non essere eccellente.
In un comunicato del Ministero della Sanità si legge:“I pazienti continuano a morire per via dell’assedio. Hasan Hussein Bris, 52 anni, è l’ultimo malato di cancro deceduto perché Israele gli ha impedito ingiustificatamente di lasciare la Striscia per andare a curarsi in ospedali più attrezzati“.Il malato curabile n. 379 è deceduto, perché incurabile nell’assedio criminale che chiude come in una bara la Striscia di Gaza.
Vittorio Arrigoni
Gaza City, 2 febbraio 2011
Da macabre classifiche a paragoni storici azzardati, talvolta improponibile, fino a messe alla gogna di voci dissonanti da ciò che viene stabilito convenzionalmente morale. Oppure, peggio ancora, veri e propri atti di censura o di violenza, nei confronti di chi si schiera dalla parte dell’umanità. La lista degli orrori, oltre i teatri degli orrori, appare infinita, ma con un tratto accomunante: la semplificazione, a tutti i costi. Un processo che non è esclusivo dell’attuale questione israelo-palestinese, anzi. Dal febbraio scorso, chi provasse a capire le ragioni del conflitto russo-ucraino, nel tentativo di intravederne un’uscita, si trova di fronte una sola risposta: putiniano. Ora abbiamo la versione islamista.
All’indomani dell’operazione militare russa in Ucraina abbiamo assistito ad una serie di innumerevole, quanto scomposte, reazioni di messe al bando, cancellazioni e gogne. Non solo. Chi cercava di raccontare, o di ragionare su ciò che avveniva, è stato crocifisso. Basta essere una voce critica del pensiero granitico occidentale, perché il leitmotiv deve essere i buoni da una parte, i cattivi dall’altra. Chi tenta di capire come quegli avvenimenti abbiano cause, per comprendere quali soluzioni vi siano, auspicabilmente per salvare vite umane, c’era e c’è una solo l’ostracismo.
Sembra già un capitolo chiuso. Ma dall’esautorazione statunitense dell’UE, dall’oblio dei fatti di Euromaidan e di Odessa, dei processi di autonomia del Donbass e della Crimea, tutto va in un calderone. Un pentolone in cui l’unico ingrediente era l’invio di armi ad un confitto per procura che ha messo in ginocchio il vecchio continente. Nessun occidentale l’ha combattuta, ma su quel conflitto si sono fondate impennate di profitti per i privati e, mutatis mutandi, tagli ai servizi pubblici. Ci siamo già dimenticati che furono messi al bando Tolstoj o Dostoevskij. O peggio ancora, come il caso lericino, annullato un concerto di una pianista russa, per le sue opinioni. Così oggi, solerti tutori dell’ordine pubblico, fanno togliere una bandierina palestinese da un pubblico esercizio, esposta da anni in solidarietà con uno dei popoli più vessati al mondo, per “questioni di sicurezza“.
Nella corsa alla semplificazione. nulla sembra impossibile. Se è vero che nessuno è senza peccato, e quindi non può scagliare la prima pietra, allora si stabilisce, arbitrariamente, chi l’ha combinata meno grave, in modo da giustificare la lapidazione del nemico. Poco importa se la popolazione palestinese è oggetto da 80 anni di occupazioni militari, di un regime di vero e proprio apartheid, sopravvissuta a innumerevoli stragi, vittima di detenzioni amministrative, privata di ogni possibile bene comune fondamentale, come l’acqua. Vallo a spiegare ai manager delle multiutility italiane.
Oggi denunciare l’occupazione ed i crimini israeliani, rivendicare il diritto del popolo palestinese alla terra ed alla vita, così come il diritto del popolo di Israele a vivere in pace e sicurezza, ripropone le condizioni delle popolazioni del Donbass, il diritto alla sicurezza del popolo russo a sentirsi sicuro, come quello ucraino di non essere carne da macello. Nell’escalation dell’odio ci sarebbe un limite a tutto, tranne che al benaltrismo. O se preferite, all’uso maniacale di notizie, in un wishful thinking infinito, nauseabondo quando le sue fondamenta sono centinaia di morti innocenti.
Abbiamo visto trascurare il paese in nome di piccoli interessi, a favore di una politica cinica, meschina, lunatica. Israele paga per essersi lasciata sedurre per anni da una leadership corrotta che l’ha trascinata sempre più in basso; che ha demolito le sue istituzioni giudiziarie, il suo esercito, il sistema scolastico. Che è stata disposta a mettere a repentaglio l’esistenza del paese pur di evitare che il primo ministro finisse in prigione. L’occupazione è un crimine, ma bloccare centinaia di civili, bambini, genitori, vecchi e malati e poi passare da uno all’altro per sparargli a sangue freddo, è un crimine più atroce. Anche nella malvagità esiste una gerarchia.
David Grossman
(scrittore israeliano)
12 ottobre 2023
Ma siamo proprio certi che alla malvagità occorre una gerarchia? Forse qui sta la questione: di fronte all’escalation degli orrori è opportuno stabilire una classifica del male? Ammesso che ciò fosse utile, è non arrendendosi alla banalità del male stesso, la questione si arenerebbe al primo passo, ossia su chi stabilirebbe il giudizio e su come classificherebbe la gravità degli orrori.
Dal 1947, l’Assemblea generale dell’Onu adottò la risoluzione 181, che prefigurava la divisione della Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo, e l’internazionalizzazione di Gerusalemme. La storia successiva è nota. Da un lato un popolo, quello palestinese, vessato in ogni modo, dall’altro una serie di governi israeliani che hanno costantemente puntato all’eliminazione dei palestinesi stessi. Al-Khisas, Semiramis Hotel, Deir Yassin, Eilabun, raffineria petrolifera di Haifa, Balad al-Shaykh, al-Tantūra, oppure Tell al-Za’tar, Sabra e Shatila, Hebron, Ibrahim al-Maqadma, sono solo i più “famosi” luoghi di massacro dei civili palestinesi.
Nel febbraio 2023 l’ONU si pronuncia, in una classica esternazione facoltativa ma non vincolante, contro la presenza degli insediamenti dei coloni israeliani in territorio palestinese. L’attacca di Hamas, oltre che atroce, ha dell’incredibile, se pensiamo che è stato portato al cuore di un paese che vanta una tecnologia ed un sistema di sicurezza impenetrabile. Tanto che le domande, per evitare di cadere nel complottismo, si moltiplicano, senza trovare risposte, nemmeno vaghe considerazioni su come possa essere attuabile.
Augurandoci che lo sterminio di massa non venga preso in considerazione, la radicalizzazione, soprattutto religiosa, della questione israelo-palestinese, dovrebbe far riflettere. Dall’affossamento degli accordi di Oslo, all’eliminazioni delle colombe Arafat, Rabin, ecc. alla conseguente ascesa di Hamas, da una parte, e del Likud dall’altra, ossia di due fazioni di estrema destra, la situazione non poteva che precipitare. Da un lato la crescita di uno stato sempre più autoritario ed in mano alla destra religiosa. Dall’altro l’esautorazione di Al Fatah in un luogo che è il più grande carcere a cielo aperto. Il benpensantismo occidentale condanna un attentato terroristico, dimenticandosi le condizioni in cui matura quella tragedia.
Ammessa la condanna asettica di Hamas, e la conseguente solidarietà ad Israele, la proiezione ripropone, in salsa mediorientale, il film già visto sulle rive del Don. Da una parte i cattivi, dall’altra i buoni. Non c’è nulla prima del rave nel kibbutz Re’im. Non c’è nemmeno il ricordo vago che in Italia li hanno vietati, i rave. Così la stragrande maggioranza dei media lo chiamano festival musicale. Ecco che, un popolo scomodo anche agli arabi stessi, i palestinesi, può continuare a tentare la sopravvivenza tra le macerie delle loro vite.
Sembra che non vi sia stato alcun tentativo da parte di Israele di garantire un rifugio adeguato e condizioni soddisfacenti di igiene, salute, sicurezza e nutrizione agli 1,1 milioni di civili a cui è stato ordinato di trasferirsi. Siamo preoccupati che questo ordine, combinato con l’imposizione di un assedio completo su Gaza, non possa essere considerato un’evacuazione temporanea legittima ed equivarrebbe quindi a un trasferimento forzato di civili, in violazione del diritto internazionale. Le spaventose notizie secondo cui civili che tentavano di trasferirsi nel Sud di Gaza sono stati colpiti e uccisi da armi esplosive devono essere oggetto di indagini indipendenti e approfondite, così come tutte le accuse di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale.
Ravina Shamdasani
(Portavoce Alto commissario ONU per i diritti umani)17 ottobre 2023
L’artiglieria israeliana utilizzerebbe proiettili al fosforo bianco? Hamas utilizza i civili come scudi umani. I bombardamenti dell’aviazione israeliana attaccherebbe i civili in fuga da Gaza? Hamas impedirebbe l’evacuazione della Striscia. L’evacuazione ordinata dalle autorità militari israeliane confliggerebbe con il diritto umanitario? Hamas ha gli ostaggi. Insomma, l’escalation militare ha basi molto più solide, sociologicamente e mediaticamente, nell’occidente comodo sul divano davanti al televisore.
Un lungo cammino di silenzi che fanno sospettare a due pesi e due misure in tema di violenze, dove nemmeno un bombardamento di un ospedale sembrerebbe fermare la rappresaglia e nonostante l’ONU appaia sempre più isolata, unica voce umana in un contesto inumano.
Gli attacchi di Hamas contro Israele non giustificano la punizione collettiva del popolo palestinese. L’’attacco di questa sera all’ospedale episcopale anglicano di Al Ahli a Gaza, che secondo le prime notizie ha provocato centinaia di morti e molti feriti, tra cui donne e bambini. Così come l’attacco di oggi a una scuola dell’UNRWA nel campo profughi di Al-Maghazi a Gaza, che ha ucciso almeno sei persone. vorrei sottolineare che gli ospedali, le cliniche, il personale medico e i locali delle Nazioni Unite sono esplicitamente protetti dal diritto internazionale.
António Guterres
(Segretario generale ONU)
18 ottobre 2023
In questo caos di guerre, e soprattutto in questo postribolo mediatico, ho avuto la sensazione che occorresse parafrasare quel tale. Se voi avete il diritto di dividere il mondo in buoni e cattivi, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono i miei buoni e la mia Patria, gli altri i miei stranieri e i miei cattivi. In tutto questo c’è uno spettro incombente, assai più inquietante dell’escalation russo-ucraina: la polveriera mediorientale.
C’è una tormenta che si addensa sull’Europa che dobbiamo evitare. Non bisogna aggiungere orrore all’orrore, le reti web sono piene di notizie false, di manipolazioni. Si è parlato di decapitazioni di bambini quando neanche l’esercito israeliano confermava. Leader occidentali sono stati costretti a fare un passo indietro su quella notizia, così come è stato una tragedia ciò che è successo in Israele perché non possiamo dire che lo è la morte di 600 o 700 bambini a Gaza.
Josep Borrell i Fontelles
(Alto rappresentante UE per gli affari esteri)
18 ottobre 2023
Se c’è un confine, quello è rappresentato dalla radicalizzazione dell’odio, dall’assenza di una comunità internazionale e di relazioni diplomatiche, dagli interessi economi e finanziari di lobbies militari. Finché ci si limiterà a sventolare delle bandiere e tifare per delle fazioni, continueremo a voltarci davanti a stragi e ad una escalation di violenza globale, ma limitata a conflitti regionali. Le nostre guerre per procura. Io, mi perdonerà Vic, vorrei restare umano.
Mi immagino quel soldato, che è al posto di comando del drone ucciderà anche questa notte, come se stesse vivendo una realtà virtuale, e gli omicidi punti accumulati sullo schermo di una mortifera playstation. Il governo della Striscia è tornato anche oggi a chiedere una tregua, ma la sensazione è che siamo ancora distanti dal game over di terrore e omicidi.
Vittorio Arrigoni
Gaza City, 4 aprile 2011
Vic morirà dopo 10 giorni dall’aver scritto quel pezzo, apparso su il Manifesto, vittima di quella spirale d’odio. Quella mattina mi svegliai, felice di festeggiare il mio trentatresimo compleano, quando seppi la notizia della sua morte. Da allora, poco è cambiato in quella terra martoriata, per quel popolo, ultimo degli ultimi dannati della Terra. Nonostante questo, o forse proprio per questo, abbiamo il dovere di restare umani.
PS: sabato 21 ottobre a Pisa, dalle ore 14, dalla basilica di San Piero a Grado partirà il corteo Fermare l’escalation. In questo contesto val la pena esserci, per fermare la militarizzazione delle nostre vite, per fermare questi continui ed incessanti spargimenti di sangue. Per restare umani.