Opinioni
William Domenichini  

Gridiamo più forte demilitarizziamo La Spezia

Censura, denuncia e condanna, allora gridiamo più forte demilitarizziamo La Spezia. Il 21 agosto a Marola, pittori, sindacalisti, musicisti, attivisti, poeti, movimenti, performer, associazioni, artivisti si sono incontrati per riportare ciò che fu censurato nelle stanze pubbliche del CAMeC, il museo comunale spezzino, tra la gente: Demilitarizziamo La Spezia, demilitarizziamo il mondo.

Ciò che è avvenuto al CAMeC è stato oggetto di tante narrazioni, molto spesso distorte e figlie del bensantismo di cui siamo intrisi. Resta la gravità inaudita di un luogo pubblico in cui si attua una censura plateale in seguito ad un messaggio che in una città militare assomiglia ad una bestemmia da un pulpito.  Ma oggi, quel che aggrava ulteriormente, nonostante la risposta quel 21 agosto a Marola, è la condanna dell’artivista Alessandro Giannetti, in seguito a quei fatti. Perciò, oltre alla mia solidarietà contro ogni forma di censura, di repressione e di soffocamento del pensiero critico, in particolare nei confronti di Alessandro, penso sia doveroso ricostruire gli atti di quel film. Se non altro per quelli che non c’erano e per quelli che se c’erano si sono voltati dall’altra parte.

Atto I: la censura

Atto II: il ritiro

Atto III: la denuncia

Atto IV: la condanna

Lascio la narrazione di questo ultimo atto alle parole di Alessandro Giannetti.

Mi è stato notificato un decreto penale di condanna, a firma del Giudice Fabrizio Garofalo del tribunale di La Spezia, in merito alla mia performance “Ogiugno Oluglio” avvenuta al CAMeC in occasione della mostra “Liberare Arte da artisti” sul compagno Reo Dadaista Giacomo Verde. Il reato contestato riguarda l’aver scritto col mio sangue Demilitarizzare il mondo su un muro che ci era stato concesso per tutta la durata della mostra e in cui si era verificato un episodio di censura da parte dell’amministrazione comunale e del Museo stesso dopo l’inaugurazione del 25 giugno. Su quel muro, insieme ai collettivi fedeli alla poetica e politica di Giacomo Verde fu scritto “Demilitarizzare La Spezia”, la censura di questo contenuto caro ai reodadaistx tanto quanto a Giacomo Verde, spiega il motivo della mia successiva performance incriminata. La pena prevista dal decreto penale di condanna è di 3 mesi di reclusione, commutati in pena pecuniaria di 3375,00 euro.

Ci tengo a precisare che questa arroganza non mi sconvolge per niente, da anni insieme a numerose collettività mi spendo per la libertà di espressione e per portare nell’arte le tematiche che il dominio culturale del ceto politico guerrafondaio e delle istituzioni colluse cancellano, oscurano e censurano fino a reprimere qualsiasi spiraglio di pensiero critico. A rattristarmi è invece il fatto che questi episodi, di censura e oscurantismo prima, e di repressione poi, sono avvenuti in una mostra riguardante Giacomo Verde, che fino al suo ultimo respiro ha sempre preso le distanze, combattendo, da queste dinamiche di cui le istituzioni sono intrise.

Istituzioni che hanno sempre ignorato e escluso Giacomo in vita e che ora che è morto, solo e povero, lavorano per appropriarsi del suo genio o meglio di ciò che riescono a capire del suo genio. “Liberare arte da artisti” ha inaugurato il 25 giugno 2022 e il 26 aveva già tradito la memoria di Giacomo censurando un’opera al suo interno ed eliminando le collettività con cui ha militato nei suoi ultimi, importanti, anni di vita. Uno dei principi però che smuovono in me la volontà di non sottrarmi mai a queste battaglie è tuttavia il fatto di non volermi abituare a questi meccanismi: nessuna arresa, nessun passo indietro! Credo fortemente che nessuno e nessuna dovrebbe mai abituarsi alla limitazione della libera espressione, nè ad un mondo in cui non si possa dire “Demilitarizzare La Spezia, Demilitarizzare il mondo!” nè qualunque altro contenuto difforme dalle volontà di chi ci sfrutta, come di chi si appropria dei territori per interessi esclusivi, bellici e non.

Non sono io ad essere attaccato, ma la libertà di espressione e di dissenso! Per coscienza ed onestà intellettuale non posso e non voglio chinare la testa a questo sorpruso. A tal proposito ho già inviato la documentazione ai miei legali Francesca Trasatti e Filippo Antonini che produrranno lunedì stesso l’opposizione al decreto di condanna.In un paese civile, oltre a condannare i fatti di censura, è fondamentale garantire il diritto di difesa per qualunque accusa in un regolare processo.

Non lo devo soltanto a me stesso e alla memoria di Giacomo Verde, ma a tutt* coloro che non hanno mai chinato la testa , come la comunità spezzina che il 21 agosto a Marola ha combattuto contro tutto questo per dire ancora più forte “DEMILITARIZZARE LA SPEZIA, DEMILITARIZZARE IL MONDO.

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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