Analisi Il golfo ai poeti Libri Local
William Domenichini  

Guardo gli asini che volano nel ciel

Guardo gli asini che volano nel ciel, ma le papere sulle nuvole si divertono a fare i cigni nel ruscel, bianco come inchiostro! Casomai non ce ne fossimo accorti, “I diavoli volanti” hanno fatto scuola, per modo dire, nella misura in cui, tra retorica e impudenza, c’è chi si traveste da classe dirigente, facendo strappare anche qualche risata. Amara, come la realtà delle cose. Non quella descritta in qualche blog paracospirazionista, ma nella crudezza dei numeri.

Allora proviamo a ripassare un po’ di aritmetica. Perché a giugno, è tempo di esami. C’è chi ripassa il teorema di Weierstrass, circa l’esistenza di un massimo e di un minimo di una funzione continua all’interno di un intervallo appartenente ai numeri reali, chiuso, limitato, non vuoto. Ma nel nostro caso basta riprendere in mano somme e divisioni, per un problema abbordabile. Salvo complicazioni.

Il governo assume un impegno di spesa pluriennale di 143.580.000 € già a disposizione e rendicontati nel Documento programmatico pluriennale della difesa (2022-2025). Successivamente ne stanzia un nuovo finanziamento, portando con l’Atto del Governo n° 141, la cifra stanziata a 233.000.000 €. Tenendo conto che il finanziamento riguarda una previsione di spesa di 8 anni ed interessa 4 strutture (Taranto, Augusta, La Spezia ed Aulla), ipotizzando che la spesa venga ripartitati equamente nel tempo e nei luoghi, il candidato calcoli la cifra annuale a disposizione dei singoli arsenali.

maria grazia frijiaUn atto che dimostra il cambio di passo del Governo sulla nostra base navale (La Spezia, NdA). Oggi c’è la presa d’atto della sua strategicità e c’è l’intenzione di riqualificare e valorizzare.

on. vicesindaca Maria Grazia Frijia
(4 giugno 2024)

 

Dato lo stanziamento A, il suo rifinanziamento B, B – A = C, la quota messa a disposizione per la strategicità: 89,42 milioni di € per i prossimi 8 anni. C diviso le 4 strutture, fornisce la quota di valorizzazione delle singole realtà arsenalizie: 22,35 milioni di € per i prossimi 8 anni. Facilmente si arriva a determinare lo stanziamento annuale per valorizzare ogni struttura: 2,79 milioni di €. I più fedeli alla linea diranno, meglio di niente. Ma al nulla ci siamo vicino.

Basi blu nasce dall’esigenza, concreta ed improcrastinabile, di adeguare la capacità di supporto logistico delle principali basi navali italiani, in termini di spazi per l’ormeggio e di impianti per la fornitura di servizi.

sen. Stefania Pucciarelli
(4 giugno 2024)

Proviamo ad ardire matematicamente ad una proporzione. Fatto 100 la spesa prevista per l’adeguamento dei moli militari spezzini, riferibile a 354 milioni di €, quale valore corrisponde la spesa prevista per le officine arsenalizie di 22,35 milioni di €? Dalla banale proporzione, lo strategico, concreto impegno per valorizzare e riqualificare gli arsenali quota 6. Qui si ha la cruda dimensione. Ammesso che gli annunci pluriennali si traducano in effettive risorse disponibili, la realtà attuale è che si finanzia 100 per le infrastrutture militari (adeguate agli standard NATO) e 6 per le officine. Ne consegue che, ragionevolmente, ogni attributo di strategicità può dar adito a vari tipi di  espressioni di dileggio.

E’ noto tuttavia che, al di là dei numeri, c’è una realtà che ne è investita. La retorica, tra il comico ed il tragico, ne da una narrazione oltre i limiti dell’umana fantasia. Ma con una ferrea coerenza, quella di dare i numeri. Allora riproviamo a percorrere alcuni passaggi essenziali.

Il CIMA di Aulla, costituito da immense aree di stoccaggio e test di armamenti, diviene, sostanzialmente, uno spazio a disposizione della MBDA. L’Arsenale della Spezia, nel più totale abbandono e stracolmo di nocività, diviene terra di conquista, probabilmente a buon mercato visti i precedenti, già annunciata da Thales e Orizzonti Sistemi Navali. Ma gli appetiti sono solo all’inizio. Quel che è certo, date le premesse ed i dati concreti, è la dimostrazione del teorema: socializzare i costi, accollati al bilancio dello Stato, e privatizzare i ricavi ed i profitti, lasciati alle aziende che sostituiranno la scomparsa della classe operaia arsenalizia.

Ormai è evidente che certe esternazioni, come gli atti concreti che ne sono causa, non hanno grande utilità pubblica. Anzi. Sanciscono un processo in cui la capacità decisionale dello Stato, e di conseguenza gli interessi della collettività, tende asintoticamente a zero. Una visione, anzi una scelta, che tuttavia non appare funzionare. C’è chi direbbe, diamo tempo al tempo. Peccato che questa visione, queste scelte, sono radicate negli ultimi lustri, con un trasversalismo partitico sconcertante.

Scognamiglio, Mattarella, Martino, Parisi, La Russa, Di Paola, Mauro, Pinotti, Trenta, Guerini, Crosetto, appare come una formazione calcistica che, salvo rarissime eccezioni, ha prodotto una visione privatistica della Difesa. A disposizione, si fa per dire, Venturoni, Arpino, Mosca Moschini, Camporini, Abrate, Binelli Mantelli, Graziano, Vecciarelli, Cavo Dragone. Di Paola, per dire, è già schierato nella formazione titolare ministeriale, doppiano l’unico caso di capo di stato maggiore poi assurto alla conduzione del dicastero della Difesa, dopo Corcione. Curioso che per ritrovare precedenti di ministri già capi di stato maggiore, occorra tornare al Regno d’Italia, con la folgorante carriera di Pietro Badoglio.

Forse ci troviamo di fronte ad un’interpretazione nuova dell’era degli annunci, post moderna, dove la politica non separa promesse dalla loro attuazione. Le due cose si impastano in un sistema di comunicazione che ci travolge continuamente, senza “soluzione di continuità”. I pazienti siamo noi, imbevuti di annunci che mutano in atto politico. L’atto politico diventa spesso fantasia narrativa, nella maggior parte dei casi privo di concretezza, o peggio ancora menzognero. In questo contesto, l’intenzione del decisore è quella di mantenere l’unico diritto consentito ai cittadini: cambiare il governo ma non cambiarne la linea (politica direbbe qualcuno), perché, mutuando il paradigma economico, è innestato il pilota automatico. E gli affari non sanno da fermà.

Vanno i treni sopra il mare tutto blu, e le gondole bianche sbocciano nel crepuscolo sulle canne dei bambù. Du du du dù!

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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