cARec museum
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William Domenichini  

Nasce il cARec Museum

Look up, war is over ed ecco che nasce il cARec Museum.

Chi non ricorda che nel museo spezzino per l’arte Moderna e Contemporanea (CAMeC), durante la mostra “Liberare arte da artisti” dedicata all’artivismo ed a Giacomo Verde, venne censurata l’opera “Omaggio Ogiugno”? Giugno 2022. Una performance di reodadaistx, che scrissero “Demilitarizzare La Spezia” su un muro, con i pugni “insanguinati” di tempera. Nei giorni successivi, uno dei performer, l’artivista reodadaista Alessandro Giannetti, per protestare conto la censura, si tagliò il petto e con il suo sangue scrisse “demilitarizzare il mondo”. Un gesto che portò ad una denuncia e conseguente emanazione, da parte della Procura, di un decreto penale di condanna: 3 mesi di reclusione commutati in 3mila e rotte euro di sanzione. L’opposizione a tale decreto ha dato vita ad un processo attualmente in corso.

Tra chi oblia e chi ne narra tutt’altra storia, in tutta risposta, gli/le student* dell’Accademia di belle arti di Carrara hanno inaugurato un museo virtuale, con un’azione davvero significativa. Dove? Ma alla Spezia. Il CAMeC ha fatto da cornice alla nascita del cARec Museum. Si tratta di un’operazione collettiva che si materializza nel cielo spezzino, rispondendo con determinazione alla cultura della guerra. In una città dominata dalla presenza del militarismo, emerge un lume di resistenza, mentre un’operAzione artivista libera l’arte dalle censure. Un nuovo spazio, senza frontiere, diventa un messaggio permanente di pace, di riconversione e di liberazione.

Il lancio del cARec Museum è stato un momento di celebrazione dell’arte, della cultura, dell’innovazione e qualcosa in più. O forse nella fusione di arte, cultura ed innovazione c’è quel quid in più. Ciò che diviene occasione per esplorare nuovi orizzonti e per scoprire che l’arte può essere ovunque, anche nel cielo sopra di noi. Ancora di più. Uno strumento politico, attraverso le sua espressione e le sue installazioni avveniristiche. Così il cARec Museum invita il visitatore a riflettere, criticamente, su ogni aspetto della nostra vita, liberandosi della censura.

L'arte è libera, la guerra è finita

Il concetto di un museo nel cielo sembra surreale diventa una sfida alle convenzioni culturali, che porta l’arte in luoghi inaspettati. Utilizzando la tecnologia della realtà aumentata (AR), paradossalmente usata nel settore militare, il cielo ospita l’opera d’arte, creando un’esperienza unica e coinvolgente, per tutt*. Un’esperienza che apre le porte a nuove possibilità e dimostra come l’arte può essere un potente strumento di trasformazione, connessione, comunicazione, condivisione e diffusione del pensiero critico. Uno spazio virtuale di arte libera sopra ed oltre la censura. Le opere d’arte non sono più statiche, ma sembrano prendere vita e muoversi nello spazio, trascinando i visitatori in un viaggio indimenticabile.

Basta inquadrare il QR code, o andare direttamente con il proprio smartphone su https://carec.cloud/, e puntare il telefono verso il cielo. Alla Spezia, guardate in alto, la guerra è finita. Ulteriori info potrete trovarle su https://carec.cloud/, dove potrete trovare anche la mappa del museo.

La nascita del cARec museum diventa un passaggio che impreziosisce la mobilitazione Demilitarizziamo La Spezia, demilitarizziamo il mondo. L’esperienza animata da Murativivi, Museo Giak Verdun, Mitilanti, Movimento No Base – né a Coltano né altrove, Non una di meno La Spezia, Cobas, Dada Viruz Progect, Brigata mutuo sociale per l’abitare, Unione degli studenti spezzini, Cantiere Sociale Versiliese, il movimento Palmaria Si masterplan NO, Archivi della Resistenza ed i lavoratori fiorentini della GKN non si è piegata alla censura operata nel museo pubblico spezzino e diede vita, il 21 agosto 2022, all’happening che si svolse a Marola. Un’iniziativa che ha visto, insieme, movimenti, associazioni ed una miriade di artist*, poet*, pittor*, scrittor*, musicist*, accomunati da valori universali: diritti, pace, giustizia sociale, compatibilità ambientale.

Non basta dichiararsi contro le guerre. Occorre far in modo che i nostri luoghi, in particolare quelli pubblici, animati con i soldi dei contribuenti, non siano intrisi di quell’ipocrisia che, citando, sta sempre dalla ragione e mai con il torto. Intanto, se le istituzioni pubbliche non lo fanno, grazie al lavoro degli studenti dell’Accademia di belle arti, basta guardare il cielo. Senza censura.

E mentre, a proposito di musei, un pezzo di storia (militare) della città non naviga in acque, un consiglio quando si passeggia per le vie della città. Look up, war is over ed ecco che nasce il cARec Museum.


 

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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