Vanda Bianchi
Antifascismo Opinioni
William Domenichini  

La memoria scomoda, la storia su misura

La memoria scomoda e la storia su misura, Antifascismo, anticomunismo. Questo è il dilemma? Apparentemente per chi è intento a cancellare un pezzo della nostra storia (e della nostra memoria), sembrerebbe che qui stia il punto. Più che un dibattito pare di assistere ad un tentativo revisionistico di nuova generazione. Se sminuire la Resistenza non è (apparentemente) riuscito, allora perché non minarla in altro modo? A pensar male, diceva quello, si fa peccato, ma c’è il rischio di indovinarla.

Giacomo Bastreri, chi era costui? Un ragazzo, operaio, comunista, che durante una spedizione punitiva fascista (1921) a Porto Venere fu ferito da un colpo di pistola, rimasto inerme sul selciato. I fascisti lo finirono a pugnalate. Tutti arrestati, verranno presto prosciolti dal tribunale di Chiavari. Cosa rimane di un sacrificio simile? Una piazza, all’ingresso di una borgata marinara ed una targa in una sala di proprietà comunale, dedicata a Renzo Mantero. Poi una targa in ardesia che riportava il simbolo del Partito Comunista Italiano e l’intitolazione a Giacomo Bastreri.  Chi amministra il comune di Porto Venere ha deciso di rimuoverla.

Qualche anno fa mi capitò un’esperienza surreale, su questa falsa riga. Con la sezione ANPI di Follo organizzammo la presentazione di un libro, “Un berretto pieno di speranze“. In quell’occasione il comune di Follo intese patrocinare l’iniziativa, un atto di sensibilità che fu ampiamente apprezzato. Tuttavia quando vedemmo la locandina dell’evento ci furono alcuni dubbi, fugati dalla scoperta di una censura clamorosa: la particolare sensibilità dell’amministrazione comunale intese tagliare la foto che riportata nella copertina del libro, evitando di far vedere una falce con martello che campeggiava, ornata di stella, sul muro del palazzo comunale castelnuovese, all’indomani della Liberazione, dove la protagonista del libro, la staffetta garibaldina Vanda Bianchi (Sonia), posava felicemente con il suo berretto partigiano ed il suo gattino.

Cos’hanno in comune questi atteggiamenti? Probabilmente più di quanto possiamo immaginare. A partire dall’ossessione politica di rimuovere un pezzo della nostra storia, che piaccia o non piaccia, in cui i comunisti hanno contribuito, e non poco, a liberare il nostro paese da una dittatura, nei cui 20 anni di potere fece di tutto per annientare chiunque non la pensasse come il regime dettava. Basterebbe dare un occhiata all’Archivio Politico Centrale, per rendersi conto di quanto il fascismo si accanì nella repressione della militanza comunista, socialista ed anarchica.

Ma ricondurre questo atteggiamento ad un'”ossessione” sarebbe riduttivo. L’ignoranza è forza e quindi la rimozione scientifica, chirurgica, di tutto ciò che rappresenterebbe il contributo per la libertà di ogni comunista, nel nostro paese, corre parallelamente al tentativo di associare il comunismo ad un’asettica e stereotipata icona, acriticamente negativa. Il risultato immediato è che ideali di giustizia ed uguaglianza sociale si trasformano in disvalore, nel nome della parificazione anticomunismo/antifascismo, che sta assumendo elementi sempre più antistorici e propagandistici. Se la Resistenza è difficilmente smontabile, nelle sue colonne portanti di valori e di azioni che hanno garantito Libertà e Democrazia, Diritti e Doveri, allora si tenta di smontarla in parti, iniziando a colpirne le parti più importanti, se non altro sotto il profilo numerico. Parafrasando le parole del prof. Angelo D’Orsi, verrebbe da dire: “No, cari sindaci, l’anticomunismo non è un «valore». L’antifascismo sì.

Serve a qualcosa ricordarsi che un popolo senza passato è un popolo senza futuro? Probabilmente non abbiamo una reale consapevolezza di cosa comporteranno questi tentativi di rimozione della nostra Storia, perché un giorno non lontano, sprofonderemo in un sonno profondo, della ragione, ma anche dei sentimenti, dal quale nasceranno mostri che la stessa Storia non è stata in grado di insegnarci. Viviamo anche il paradosso che i fautori di questo processo, auspicabilmente da contrastare con il costante lavoro di chi con passione cura sia la memoria, sia i valori che da essa trasudano, sono cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche, che avrebbero il dovere di adempierle con disciplina ed onore, come sancito dalla Carta.

Quale disciplina ed onore c’è nel cancellare la nostra Storia? Ai posteri, l’ardua sentenza…

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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