Le parole sono importanti
Analisi Local Omnia sunt communia
William Domenichini  

Ricovero e caduti, le parole sono importanti

Se è vero che le parole sono importanti, perché un rifugio antiaereo diventa ricovero, le vittime di un bombardamento diventano caduti? Se chi parla male, pensa male e vive male, nel caso in cui amministri il sillogismo vien da se. Tuttavia la riflessione di partenza è piuttosto semplice: rimuovere la Storia, per rendere eroico quel che sarebbe semplicemente orrore: la guerra. Beninteso che si tratta di un tema dove la retorica è la sua compagna di fiducia.

Facciamo un passo indietro. La Spezia, seconda guerra mondiale. Il grande legame che la città costruisce con la sfera militare, dal 1861 in poi, assume un tratto quasi antropologico. Durante la guerra fascista, le opportunità dell’industria bellica e delle sue infrastrutture si tramutano presto in un incubo concreto e reale, quotidiano. La presenza dell’Arsenale Militare, di buona parte della flotta navale, di corpi specializzati, rese La Spezia un obiettivo strategico da colpire. Le conseguenze per la popolazione civile, soprattutto in caso di attacco aereo e quindi di  bombardamento, furono inevitabili. E così fu.

Ricovero e caduti, le parole sono importanti Con quasi 40 incursioni aeree, in particolare dalla RAF, La Spezia risulta tra le città più bombardate dagli alleati. Sfollati, vittime, paura e terrore, un tema che ricorda altri miei scritti. Nell’aprile del 1943, la Spezia conosce i due bombardamenti più pesanti della sua Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di due attacchi che rimarranno tra i più gravi mai subiti da una città italiana.
Il primo nella notte tra il 13 ed il 14 aprile. 208 Lancaster e tre Halifax inglesi sorvolarono la città e scaricarono circa 500 tonnellate di bombe, per quello che allora diventerà il più pesante bombardamento sul suolo italiano. Obiettivo: arsenale della Regia Marina e porto, ma nessuna nave fu affondata. In compenso il centro storico subisce danni gravissimi: palazzi, piazze, giardini e monumenti vengono disintegrati in una notte.

La Spezia fu obiettivo nell’Operation Bellicose. Il raid “navetta” partì con l’obiettivo di Friedrichshafen, città della bassa Baviera, nota sede di industrie aeronautiche. Nel ritorno, la notte tra il 23 ed il 24 giugno 1943, i Lancaster inglesi sganciarono sulla Spezia circa 40.000 libbre di ordigni. Il colpo di grazia arrivò quattro giorni dopo. Tra il 18 e il 19 aprile, 173 Lancaster e cinque Halifax sganciarono più di 1.300 tonnellate di bombe. Tuttavia fu ritenuto un attacco sostanzialmente non riuscito, secondo la RAF, che puntava a colpire la base navale. In verità il punto di mira è sbagliato e porta gli ordigni sul centro storico. I morti furono circa 120, ed i rifugi antiaerei, scavati nelle colline, salvarono molte vite.

Il rifugio Quintino Sella. La galleria fa parte del sistema di cunicoli tunnel e rifugi come pubblici “rifugi antiaerei”, costrutti per dare riparo e protezione ai cittadini spezzini. É collocata sotto nel nucleo storico della città medievale e si estende per circa 300 metri, con una larghezza e altezza medie di 5 metri, nel tunnel principale, e di 1,95 e 1,60, nei cunicoli “a passo d’uomo”. Presenta un andamento a “T” realizzato per innestare gli originali punti di accesso. Perché soffermarsi sul rifugio Quintino Sella? Perché la macchina della propaganda, nelle sue estensioni locali, dopo aver tagliato il nastro della sua inaugurazione e ridenominazione a ricovero antiaereo, lo porta come fiore all’occhiello di una città militare.

Scompare la guerra, le sue ragioni, le sue cause. Scompaiono le ragioni politiche per cui un paese, dopo vent’anni di cultura militarista e suprematista, applaude prima la spedizione in aiuto al Caudillo Franco, poi la nascita dell’impero  in seguito allo sforzo bellico abissino, con gli eroici bombardamenti all’iprite. Infine la dichiarazione di guerra ai cugini francesi (4 giorni prima che i nazisti entrassero a Parigi) ed alla perfida Albione. Non bivaccammo a Piccadilly, fummo cacciati dalle colonie africane e gli “invasori” del sacro suolo patrio non furono congelati su quella linea che Mussolini definì, impropriamente, bagnasciuga. Come se non bastasse, il paese fu devastato dal conflitto, una guerra che segnò le vite di chi era in combattimento, ma soprattutto di milioni di civili inermi.

Le vite di questi ultimi furono, per l’appunto, appese anche a quei rifugi antiaerei, unica via di scampo alla morte. Oggi, in piena revisione storica, i resti del rifugio di via Sella, un pezzo della testimonianza della tragedia della guerra fascista, diventano ricovero. Le vittime civili dei bombardamenti, uomini, donne e bambini che non riuscirono a raggiungerlo per tempo, durante il conflitto voluto da Mussolini ed i suoi accoliti, diventati caduti. Una mutazione, un ribaltamento. I responsabili di una tragedia forniscono un luogo sicuro, con cui ripararsi dall’eterno nemico, senza nessuna responsabilità sul dramma di cui sono causa. I civili diventano esercito essi stessi e non le vittime innocenti di un’immane tragedia che ha responsabilità storiche ben chiare.

Rifugio antiaereo Quintino Sella - La SpeziaRifugio o ricovero, vittime o caduti, le parole sono importanti. Questioni di lana caprina, direbbe qualcuno. Forse, ma visti i tempi che corrono, dimenticare la nostra storia, riscrivendola più comodamente, puzza di propaganda lontano un miglio. Ma se questa questione cultura e memoria non fosse pane per i vostri denti, ci si può accontentare di valutare l’operazione di cartolarizzazione. In sintesi, ristrutturo con soldi pubblici e poi do in gestione a privati che faranno profitti a canone concordato. Potrebbe sembrare uno slogan del paese dei balocchi, invece potrebbe essere una chiave di lettura degli atti amministrativi della giunta spezzina, capitanata da Pierluigi Peracchini.

Senza esser veggenti, o pregiudiziali, ma semplicemente consultando le carte, si scopre che il febbraio 2023 l’amministrazione comunale spezzina pubblica un avviso di consultazione preliminare di mercato, per l’assegnazione in concessione di alcuni interventi, tra i quali il rifugio antiaereo Quintino Sella. Lotto 41.600.000,00 €. Riepilogando. In tempi di tagli al sociale, di incremento di tassazioni verso i ceti più deboli, la giunta Peracchini rilegge la storia della città, in un’operazione culturale che cancella gli orrori di un regime e che spende fior di quattrini attendendo un privato che ne trarrà beneficio economico. Un tipico esempio di come questo sistema socializza le perdite e privatizza i profitti: il pubblico si accolla i costi dei lavori e poi cerca operatori privati per la gestione del bene.

Ça va sans dire, di opinioni ne è pieno il mondo. Tuttavia appare evidente che ci troviamo anche di fronte ad un’occasione mancata. Per esempio quella di strutturare un percorso articolato e ricco, in cui i luoghi di guerra fossero elementi, landmarks qualcuno direbbe, della memoria e delle ferite che quell’orrore causò.  La rincorsa sulla storia antica sulle origini della città e le narrazioni epiche invece portano in tutt’altra direzione. Rifugio o ricovero, vittime o caduti. Le parole sono importanti, ed anche due conti nei bilanci del comune non ci farà male farli.


Immagini tratte da Youtube, La Nazione e Facebook

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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