Evidenza Fulmine è oltre il ponte Libri
William Domenichini  

Anteprima, la copertina

Fulmine è oltre il ponteMancano pochi giorni all’uscita di “Fulmine è oltre il ponte” ed ecco l’anteprima, la copertina del libro. Vorrei rivolgere ancora una volta un ringraziamento ai ragazzi della Marotta&Cafiero Editori per il lavoro straordinario che stanno facendo. Abbiamo dovuto scegliere tra due proposte, una più bella dell’altra. La scelta è ricaduta sull’immagine che vedere a lato, un’immagine evocativa, poetica, musicale.

Un papavero, antico simbolo di un orgoglio sopito e di semplicità, un fiore libero, che cresce nei prati, tra il grano, che ci accompagna lungo le strade e lungo i fossi. Un fiore che se colto ed imprigionato in un vaso, appassisce immediatamente, perdendo tutta la sua bellezza e la sua vitalità. I suoi petali sono delicati, rossi come il fuoco e come il sangue. Il papavero è anche simbolo del ricordo. Nella tradizione anglosassone simboleggia le vittime del primo conflitto mondiale (poi esteso alle vittime della seconda guerra mondiale) e nella Giornata della Rimembranza (Remembrance Day o Armistice Day) viene appuntato all’occhiello delle giacche, in memoria delle vittime della guerra. Fu scelto in omaggio ad una poesia scritta da un ufficiale medico canadese, Jhon McCrae, proprio durante la prima guerra mondiale, dal titolo Nei campi di Fiandra:

Fioriscono i papaveri nei campi di Fiandra
fra le croci che, fila dopo fila, segnano il nostro posto; e nel cielo
volano le allodole, levando coraggioso il canto
che quaggiù fra i cannoni quasi non s’ode.
Noi siamo i Morti. Qualche giorno fa
eravamo vivi, sentivamo l’alba, vedevamo rifulgere il tramonto,
amavamo ed eravamo amati, e ora siamo distesi
nei campi di Fiandra.
Riprendete voi la nostra lotta con il nemico:
a voi con deboli mani affidiamo
la fiaccola; a voi il compito di levarla in alto.
Se romperete il patto con noi che moriamo,
noi non riposeremo, anche se spunteranno i papaveri
nei campi di Fiandra.

Il papavero, con la sue evocazioni, che cresce in un campo di grano. Il grano altro elemento evocativo che simboleggia la rinascita, quando il cereale, prima di nascere in primavera, resta sepolto sotto terra, rappresentando l’analogia del passaggio dell’anima dall’ombra alla luce, accostandosi perfettamente alla rinascita morale di un paese soggiogato da un ventennio di dittatura fascista e da mesi di occupazione nazista.

Questa immagine, sembra quasi superfluo evidenziarlo, ricordano a colpo d’occhio i versi meravigliosi, e probabilmente tra i più famosi, del grande cantautore Faber, che ci ricordano l’orrore della guerra:

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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