Ricorrenze
William Domenichini  

Vite appese ad un filo

L’8 ottobre 1944, molti uomini ebbero le loro vite appese ad un filo. Per ordine del comando della 14a Armata tedesca, iniziò un’ampia operazione di rastrellamento che durò fino all’11 ottobre, tra Val di Vara e Lunigiana. La 135a Festungs Brigade della Wehrmacht, comandata dal colonnello Kurt Almers, condusse le operazioni. I tedeschi si mossero con l’appoggio di reparti fascisti del 628° comando provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana, agli ordini del colonnello Alberto Vicelli.

In quei tre giorni ci furono molti episodi drammatici. Le vittime della ferocia nazifascista si contarono sia tra la popolazione civile (Piana Battolla, Calice al Cornoviglio), sia naturalmente i reparti partigiani, obiettivo dell’operazione. In questo inferno, dedichiamo un ricordo particolare ad un partigiano, legato alla storia di Fulmine, Girolamo Spezia. Questa, in breve, è la sua storia.

Girolamo "Piero" SpeziaNato a Vezzano Ligure (La Spezia) il 21 giugno 1925, diventa operaio nell’Arsenale militare della Spezia e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, non esita a lasciare il suo lavoro d’apprendista motorista per unirsi alle prime formazioni partigiane operanti in Liguria. Inquadrato nella brigata “Val di Vara” della colonna “Giustizia e Libertà”, Spezia, con il nome di battaglia “Piero”, partecipa a numerose, audaci azioni di sabotaggio.  

Fra le imprese da lui compiute va ricordata quella del 18 settembre 1944, quando un nucleo di partigiani di Piana Battolla al comando di Daniele Bucchioni “Dany” attacca nei pressi di Albiano Magra una colonna corazzata tedesca, infliggendole gravi danni e provocando la fuga di ostaggi. Nell’ottobre 1944 la notizia dell’arresto della fidanzata, della madre e del padre (che venne fucilato), dalle brigate nere, fu un duro colpo.  Piero si trova al comando della sua squadra durante un massiccio rastrellamento tedesco che si protrae dall’8 al 10 ottobre nel territorio di Calice al Cornoviglio.

 In questa circostanza resiste, insieme al suo comandante Daniele Bucchioni “Dany” e riesce a bloccare per ore l’avanzata dei nazifascisti, consentendo il ripiegamento dei compagni. Sia Bucchioni che Spezia, feriti al volto e sanguinanti, continuano a fare fuoco. Bucchioni ordinò il ritiro, ma Spezia rifiutò di lasciarlo solo. Si oppone ancora strenuamente al nemico e spara le ultime raffiche di Bren: colpito al petto e alla testa muore. È l’8 ottobre 1944. Il Comandante Bucchioni, prima di sganciarsi, colloca Spezia, ormai morto, fra le rocce, onde evitare che ulteriori pallottole ne crivellino il corpo. Gli appunta sul petto il suo nastrino tricolore, tanto che i tedeschi crederanno di aver ucciso lo stesso Comandante.

(fonte ISR La Spezia)

A Girolamo Spezia venne conferita la Medaglia d’oro al valor militare, con questa motivazione:
Medaglia d'oro al valor militare«Fra i primi ad iniziare la lotta per la liberazione della Patria, alimentava, nel dolore cocente per l’iniqua fucilazione del padre, il fiero sdegno Contro la tirannide straniera. Superbamente audace, mai esitava innanzi al rischio e numerosi furono gli atti di sabotaggio da lui compiuti, armato di bombe a mano e di esplosivi, portando scompiglio e distruzione nelle retrovie nemiche. Al comando della sua squadra partigiana, lottando strenuamente contro l’incalzare delle orde tedesche, ne sosteneva per lunghe ore l’urto e, benché ferito rifiutava ogni soccorso per restare a fianco del suo comandante di battaglione a battersi leoninamente a protezione del ripiegamento dei compagni, finché colpito al cuore, cadeva fulminato offrendo la giovane vita in supremo olocausto per la liberazione d’Italia.»
— Zona Ligure, 8 settembre 1943-8 ottobre 1944


Foto di copertina è scattata dal comandante Dany (Daniele Bucchioni), sulla strada che costeggia la chiesa di Borseda (Calice al Cornoviglio, La Spezia). Sono ritratti, in piedi da destra, il padre di Aldo Comis, Ivano Malatesta (Maghetto), Nino Barani, Fausto Vignudelli il quale tiene sulle spalle Giorgio Tonelli (Gigetto), Gerolamo Spezia (Piero), Mario Vignudelli. In basso da destra, la sorella di Aldo Comis, Aldo Comis e Ciro Domenichini (Fulmine). L’originale di questa immagine è conservato presso l’archivio fotografico dell’ISR spezzina, dove tuttavia l’immagine appare annerita sopra la testa di Nino Barani. Ricevetti questa immagine in forma digitalizzata, probabilmente una scansione antecedente alla cancellazione.

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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