
La vergogna della Xa MAS

La vergogna della Xa MAS. Nemmeno la peggiore fantascienza potrebbe immaginare come, nella nostra giovane Repubblica, stiano riemergendo rigurgiti revisionistici fascistoidi di questa portata. Va da sé che, se oggi assistiamo a queste riemersioni antidemocratiche, occorre prendere atto della responsabilità di quella classe dirigente che troppo spesso si è ricordata dell’antifascismo il 25 aprile, ignorando, o peggio sdoganando tali fenomeni in più occasioni, come accaduto a Sarzana con il repubblichino Biggini, dando assist a riabilitazioni retoriche e falsificanti appellativi patriottici, sostanziati da elementi di malafede ed ignoranza.
Drammaticamente le cronache spezzine sono specchio del paese, costellate da un dibattito al limite del paradosso. Ne è un esempio la tentata ricollocare della statua del gerarca fascista Ciano, consuocero di Mussolini, il cui giudizio estetico dell’opera non può prescindere da ciò che rappresenta: un sordido personaggio legato alle più ignobili nefandezze del fascismo.
In questo quadro, è bastato che un consigliere comunale (Massimo Lombardi, ndr) presentasse una mozione, di buon senso, chiedendo conto della vendita di souvenir della X MAS nel nostro Museo Navale, per scatenare speculative indignazioni e strumentali manifestazioni di solidarietà alla Marina Militare. Tirare in ballo l’onorabilità di una delle più importanti forze armate della nostra Repubblica stride con la vendita nel museo di amenicoli celebrativi di chi si macchiò di «continue e feroci azioni di rastrellamento» ai danni dei partigiani che, solitamente, si concludevano con «la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e l’uccisione degli arrestati», il cui capo indiscusso fu condannato dalla Corte d’Assise per collaborazionismo con i nazisti e fu figura eufemisticamente discutibile della vita repubblicana.
Sconvolge che chi ebbe l’alta responsabilità di guidare il ministero della Difesa dichiari pubblicamente la mancanza di tale sensibilità, ignorando che l’onorabilità della Marina nulla ha a che vedere con celebrazioni di fascisti e fiancheggiatori del nazismo. Chi si è accanito contro una civile, responsabile e democratica iniziativa, ignora forse l’eroismo dell’ammiraglio Renato Mazzolani, membro della resistenza e suicida nelle carceri fasciste del XXI nel timore di cedere alle torture dei suoi aguzzini, o l’eroismo del motorista navale Girolamo Spezia, partigiano caduto sotto il fuoco nazifascista durante il rastrellamento del 8 ottobre ’44, dove presero parte anche gli uomini della Decima. Ho citato solo due tra i più mirabili esempi di patriottismo di marinai che, a differenza di altri, scelsero la via della disobbedienza combattendo il nazifascismo, per la Giustizia e la Libertà, perché “la mia piccola patria dietro la Linea Gotica, sa scegliersi la parte”.
Lo striscione apparso di fronte all’ingresso del nostro Arsenale, nel suo squallore, ha tuttavia espresso una parziale verità: la Decima fa parte della storia della nostra città, la peggiore, quella di cui vergognarsi, imparagonabile con le gesta di uomini come Teseo Tesei, per citarne uno. Per questo, ringraziando Massimo Lombardi, al cui atto plaudono tutti i nostri concittadini fedeli ai valori della nostra Repubblica, auspico di cuore che il nostro sindaco Peracchini, che dopo aver lodevolmente cassato la proposta del suo assessore sulla statua di Ciano, chieda che i responsabili rispondano della gestione di un patrimonio della nostra cultura come il Museo Navale.
(pubblicato su Il Secolo XIX – Voci dalla città, 06/12/2017 )