
Quale modello di Difesa ci attende?
Se ci ponessimo una domanda semplice, ossia quale modello di Difesa ci attende? La risposta, come la domanda, non è banale. Partiamo da una premessa. Il concetto di Difesa, nella Repubblica che “ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali“, è cambiata molto negli ultimi anni. Dalla leva obbligatoria all’industria pubblica si è passati a forze armate professioniste ed aziende con una partecipazione statale irrilevante sotto il profilo della strategia. Così lo strumento militare diviene prima esportatore di democrazia, laddove il concetto sfugge dalla connotazione occidentale, e l’industria pone bilanci e dividendi come elemento guida. Che un privato badi ai profitti non dovrebbe sconcertare. Se i profitti sono la logica conseguenza dell’esportazione di armamenti, magari in paesi dove l’esportazione democratica non è riuscita completamente, quello potrebbe essere discutibile.
In un quadro simile che ce ne facciamo di aree militari enormi, sotto utilizzate, magari inquinate e contaminate, che un tempo erano luoghi di produzione ed ora sono semidesertiche? Ogni riferimento a realtà come l’Arsenale spezzino è puramente voluto. Ma per uscire da un modello neotolemaico dove il golfo dei poeti è il centro dell’universo, ecco che ci aiuta il ministro Crosetto. Il ministro meloniano non è nuovo ad annunci. Anzi. Come i suoi predecessori ha promesso fiumi di soldi. Impegnato nella campagna elettorale a Taranto, la guida del dicastero di via XX settembre non lesina prospettive accattivanti per la città pugliese. Tanto da dichiarare l’imponderabile.
Quello che non serve più alla Marina e alla Difesa deve essere restituito alla città e trasformato in volano di crescita, non abbandonato al degrado.
Guido Crosetto
(19 aprile 2025)
Una delle tante dichiarazioni, che vanno a formare un dazebao di fantasiose esternazioni, tutte prive di fondamento o di realtà. Che l’arsenale spezzino, le aree militari e tutto ciò che ne satellita intorno sia lastricato di buone intenzioni non è cosa nuova. Anzi una strategica litania che confonde le acque. Distoglie dalla realtà. Fumosi artifici che nascondono mala gestione, spese folli, una realtà inquinata. Non ci credete? Invece carta canta:
- 2022, Lorenzo Guerini (PD), governi Conte II e Draghi: “Il mio impegno è sempre stato nel realizzare un contesto armonico nelle città in cui abbiamo una presenza“.
- 2019, Elisabetta Trenta (M5S), governo Conte I: “C’è un legame indissolubile particolare tra la città, la Marina e la cantieristica navale, eccellenza italiana nel mondo“.
- 2016, Roberta Pinotti (PD), governi Renzi e Gentiloni: “Il piano Brin darà lavoro in Arsenale“
- 2013, Mario Mauro (SC), governo Letta: “Prorogheremo la deroga al turnover per centinaio di lavoratori, che rischia di paralizzare l’intero arsenale militare spezzino“.
- 2011-2013, Giampaolo Di Paola (ind), governo Monti: non pervenuto.
- 2011, Ignazio La Russa (PdL), governo Berlusconi IV: “Così rinascerà l’Arsenale della Spezia“.
Quindi aggiungiamo l’ennesima dichiarazione, parente della realtà spezzina. Con un’aggiunta. L’emendamento riguarda l’aggiunta di “e bonificato” prima del “alla città”. E poi sarebbe perfetto. Ma come spesso è capitato di apprendere, la via dell’inferno, e degli arsenali della marina militare, è lastricata di buone intenzione. Potrei citare decine di esempi, ma ne basta uno. Le vicende dei tanto declamati bacini di carenaggio. A Taranto si è rischiata una tragedia, alla Spezia sono pressoché inutilizzabili. Houston, abbiamo ben più di un problema.
La riflessione che sorge spontanea la pone il consigliere regionale del Pd. Nonostante l’analisi sia figlia di una miopia di fondo, che fa emergere i limiti storici dei rapporti con la Marina militare alla Spezia, ossia una concertazione puntuale e mai una discussione generale e pianificatoria, Beninteso, qualsiasi puntualizzazione sul tema è cosa buona e giusta. Tuttavia la questione di fondo è di natura politica. Tanto alla Spezia, come a Pisa, quando si parla di soldi alle aree militare, c’è chi si sfrega le mani. La differenza sostanziale, nelle politiche della Difesa, segna una trasversalità impressionante.
E’ il momento che anche in Liguria ci si faccia avanti per organizzare un tavolo istituzionale con Comune, Regione e Ministero, per iniziare a discutere delle aree che non servono più alla Difesa e possono essere di nuovo utilizzate a favore della collettività.
Davide Natale
(23 aprile 2025)
Natale, nonostante il Pd abbia decisamente delle responsabilità sulle questioni, tocca un nervo scoperto e gli va dato atto. Quantomeno pone la questione. Quindi in un mondo normale ci si aspetterebbe che si colga la critica per aprire una discussione civile. No, cari lettori, nel mondo al contrario in cui viviamo, anche dire una cosa, banalmente, realistica, è occasione di un putiferio polemico, intriso di retorica. Così, nel giro di pochi minuti, dalla nota stampa del consigliere regionale del Pd, esce il sindaco della città della Spezia.
Con la Marina Militare noi abbiamo instaurato un dialogo costante e costruttivo, ben diverso dall’atteggiamento genuflesso tenuto in passato
Pierluigi Peracchini
(24 aprile 2025, ore 16:17)
Basta? Certo che no. Al primo cittadino fa eco la vice, nonché parlamentare, nonché consigliera nel consiglio del Parco Nazionale delle 5 Terre. Nonostante come vice di Peracchini si occupi di turismo, come deputata di trasporti, come consigliera del parco presumibilmente di aree protette, non lesina sortite sul tema difesa. Ma spesso, straparlando. Una prassi che nel partito meloniano investe pressoché tutti i livelli, fino ad arrivare a quelli apicali.
L’impegno del Governo e in particolare del dicastero della Difesa guidato dal ministro Crosetto ha mostrato in più occasioni attenzione alla nostra città con iniziative concrete tese a un ristrutturare il rapporto fra la Marina militare e La Spezia. Un legame che si rinnova e che si è già concretizzato attraverso la creazione del Polo nazionale della dimensione subacquea con sede in Viale San Bartolomeo; progetti che guardano al futuro, a nuove tecnologie e professionalità; grazie alla sinergia fra pubblico e privato infatti, queste iniziative contribuiranno alla creazione di nuove professionalità e alla crescita economica del nostro territorio.
Maria Grazie Frijia
(24 aprile 2025, ore 18:32)
Se esistesse ancora uno spazio dialettico le domande da porre agli amministratori/parlamentari che fatto dell’uso della parola scritta un’esercizio di fantasia sarebbero molteplici. E semplicissime.
Quali sarebbero gli impegni? Tradotto, concretamente cosa è stato attuato negli ultimi due anni? Quale legame si è rinnovato? In attesa che Godot risponda, ciò che desta preoccupazione, e non poche, è il disegno che si sta preparando. Dietro alla vacuità di certe affermazioni, quel che dice il ministro è assai concreto. Un modello ancora più privatistico di difesa, e di industria che la serve, che ha come scopo quello di incrementare i dividendi, andando a creare mercati di guerra. Tramontato il paradigma pubblico anche nella difesa, anche dai finti sovranisti che abbandonano ogni forma di patriottismo, salvo recuperarlo quando si tratta di affondare qualche imbarcazione di disperati.
Multinazionali delle armi, ex fabbriche di stato, si fregano le mani. Strutture pubbliche ridotte al controllo di lavorazioni fatte con sistemi di subappalto a caduta, dove gli ultimi anelli della catena sono i lavoratori migranti, quelli che non lasciamo annegare nel mediterraneo. Follow the money… ed il rapporto tra aree militari e città? E le bonifiche da attuare in uno dei luoghi più inquinati del territorio? Quello se ne parlerà a sproposito alla prossima campagna elettorale. I presupposti ci sono tutti.
PS: prendiamo la composizione della commissione Difesa del Senato della Repubblica e confrontiamo alcuni aspetti tra la prima legislatura (1946) e quella attuale. A voi i commenti.
1946 | 2025 |
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Presidente: CASATI Alessandro (Liberale)
Vicepresidenti: CERICA Angelo (DC), LUSSU Emilio (Dem. Sin.), PERTINI Sandro (PSI
Segretari: SALVI Emilio (DC), BARONTINI Ilio (PCI) Tra i componenti spicca Pietro Secchia (PCI)
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Presidente Craxi Stefania Gabriella Anastasia (FI-BP-PPE)
Vicepresidenti: Menia Roberto (FdI), Licheri Ettore Antonio (M5S)
Segretario: Dreosto Marco (LSP-PSd’Az), Spagnolli Luigi (SVP-PATT, Cb)
Tra i componenti spicca Stefania Pucciarelli (LN)
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