
Capitani coraggiosi per un museo
Lascio all’ingegno di chi legge se il riferimento sia al romanzo di Kipling, o al film di Fleming, o alla definizione, attribuita a D’Alema, sta di fatto che anche alla Spezia sembrerebbe andare in scena la saga dei capitani coraggiosi, per l’iniziativa di privatizzare il Museo Tecnico Navale della Spezia. Se la scelta stilistica fosse, diciamo dalemiana, allora occorrerebbe porsi in un ottica ben precisa. Che si tratti di un gruppo di imprenditori e di manager ben noti, è difficile dirlo. Se forse stiano facendo il passo più lungo della gamba, non è certo dato saperlo e, daleminamente, questo sarà oggetto di future valutazioni. Chiosa? Allo stato delle cose, consentitemi di apprezzarne la spregiudicatezza. In fondo la pubblica opinione che ne sa? Poco o nulla. Così, come spesso accade, occorre riavvolgere il nastro, per uscire dall’incubo di una notte al museo.
28 dicembre 2023. Difesa Servizi, società in house del ministero della Difesa che si occupa della gestione del patrimonio, emana un bando di gara. In sintesi. Lo Stato italiano, proprietario di un museo, non ritenendo di esser in grado di gestirlo, lo riammoderna (spendendo un sacco di quattrini) e lo da in gestione per 12 anni, per un canone mensile di circa 30 mila euro. La scadenza del bando, inizialmente fissata alle 18 del 12 febbraio, poi prorogata alla stessa ora del 26 febbraio e, per cause tecniche, è posticipata al giorno successivo. Perché questo travaglio? Semplice. Dopo tre tentativi andati in bianco, ossia assenza di offerte, alla quarta almeno un’offerta è stata recapitata.
Dove? Come? Quando? L’Autorità Nazionale Anticorruzione non menziona nessun risultato di chiusura del bando di gara. Difesa Servizi men che meno. Dunque, alla faccia della trasparenza, tocca stare alle voci di corridoio. Anzi, qualcosa di più. Le cronache locali menzionano la lista dei “capitani coraggiosi“, pronti ad acquisire la gestione del museo e salvarne il destino. Tutto farebbe capo ad Italian Blue Growth (IBG), società presieduta da Cristiana Pagni. Cos’è IBG? Motore della biennale rassegna e vetrina bellica, meglio nota come SeaFuture, nata anche dal prezioso contributo del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine (DLTM), realtà presieduta a sua volta da Giovanni Lorenzo Forcieri. Per inciso, Cristina Pagni è anche membro del consiglio d’amministrazione del DLTM, oltre che presidente del Consorzio Tecnomar e membro del comitato scientifico del think tank European Institute for EurAsian Dialogue.
Ma l’aspetto più curioso è logistico. Cristiana Pagni non sposterebbe di molto i suoi uffici, se andasse a gestire il Museo tecnico navale spezzino. Già, perché la società di cui è presidente il padre, ed in cui ricopre il ruolo direzione (Corporate Strategy Director), SITEP Italia Spa, ha sede proprio dentro l’Arsenale. Laddove sorgeva la “gloriosa” officina elettronica, oggi, trova posto l’azienda paterna. Si tratta dell’area denominata immobile 19, una di circa 3500 metri quadrati in concessione a Sitep per 65.000 € annui, fino al 2034. Una vicenda precorritrice della cronaca.
Ma la cordata di capitani coraggiosi non si ferma qui. Ne farebbero parte anche alcuni partner industriali, curiosamente realtà che hanno sede nel comune di Arcola. Come la FGS (Fluid Global Solution) ed l’Euroguarco. Finito qui? No, Si parla poi di altri soggetti industriali interessati, come la Cabi Cattaneo. Cosa avrebbero in comune queste imprese, al netto della sensibilità mecenatistica dei loro dirigenti? Sono presenze stabili alla biennale fiera del mercato della guerra, SeaFuture.
Ai trasporti dovrebbe pensarci, il consorzio marittimo di navigazione Golfo dei poeti, tuttavia, al di là dell’impegno economico non trascurabile, parlando di 4,2 milioni di euro, a fronte di uno stanziamento complessivo per la base blu che quota 354 milioni di euro, manca il know-how museale. A questo dovrebbe pensare la Cooperativa Zoe, che già gestisce il museo di Calice al Cornoviglio. Ma con tutto il rispetto, potrebbe non avere quell’impulso da far decollare una realtà ben più complessa come il museo tecnico navale. Così si parla dell’Opera Laboratori Fiorentini. Questa sarebbe un’opzione, anche politicamente, bipartisan.
Il presidente di Opera Laboratori Fiorentini è tal Giuseppe Costa. Genovese, classe 1956, presidente ed amministratore delegato di Costa Edutainment Spa, società che gestisce oggi a Genova il sistema integrato Acquario Village (Acquario di Genova, Galata Museo del Mare, Biosfera, Dialogo nel buio ed il Bigo). Nominato dal sindaco genovese Bucci, come presidente della Fondazione Palazzo Ducale, è anche presidente della Sezione Turismo di Confindustria Romagna e Presidente della Sezione Terminal Operators di Confindustria Genova. Costa, in ambito portuale, sarebbe amministratore delegato di SAAR Depositi Portuali S.p.A., contestualmente presidente di Sampierdarena Olii, consigliere di Depositi Portuali e presidente della Depositi Costieri Savona. Insomma un peso massimo.
Le voci giornalistiche non sono state smentite, ciò farebbe supporre che siano ben più solide di semplici voci. A darne fondatezza ci sarebbe il sigillo della politica. Quella spezzina, in particolare, ormai ci sta abituando ad una tendenza consolidata anche a livello nazionale. Le decisioni si prendono fuori dalle stanze di rappresentazione democratica, chi ne è deputato a farlo prende atto e se ne rallegra. Insomma, saluta i capitani coraggiosi, in attesa che questi siano resi ufficialmente pubblici dagli atti e non dalle cronache.
È un’ottima notizia non solo per il rilancio delle bellezze esposte nel Museo Navale, ma per la valorizzazione dell’intero sistema museale della città che potrà ampliare la sua capacità attrattiva in ottica turistica contribuendo alla continua diffusione della conoscenza della storia e della cultura cittadina.
Pierluigi Peracchini, sindaco della Spezia
(29 febbraio 2024)
Ora il tema museale non è precisamente estraneo alle dinamiche politiche. Superiamo i cliché, come si direbbe rozzamente, ideologici. Stabilito che è ormai usuale privatizzare i ricavi e socializzare le perdite, concentriamoci su altro. Poco tempo fa le cronache (e le retoriche) pontificavano sulla spedizione turca di alcuni rottami ormeggiati da decenni alle bitte della base navale spezzina. Tanto clamore, poi la montagna ha partorito il topolino. Del cimitero di relitti, per ora solo due unità hanno preso la via della rottamazione. Il resto è ancora li, a marcire alle bitte. Ma parrebbe che il destino, più tardi che presto, sia segnato.
Ma cos’hanno in comuni i relitti abbandonati nella base navale spezzina, che tratteggiano uno degli aspetti più eclatanti di sostenibilità ambientale attuata all’interno delle aree militari, con il museo? Alla Spezia, l’idea di musealizzare un’unità navale militare in dismissione, nello specifico il sommergibile Leonardo da Vinci (S 520), è storia di qualche lustro, che nel tempo è passata da una potenziale novità ad una commedia vera e propria, che val la pena ricostruire.
Capitolo 1. L’idea. La prima proposta, nel 2005, fu dell’ammiraglio Giuseppe Celeste, in qualità di presidente dell’Associazione Amici del Museo Navale e della Storia. Ma fu nel 2015 che l’idea, di fare del sommergibile Leonardo Da Vinci un museo, venne a galla. La spinta arrivò da una tesi di laurea di Priscilla Bertelli, laureanda in Yacht Design. Allora il presidente di Promostudi, la Fondazione di partecipazione che, dal 2002, coordina e gestisce il Campus Universitario La Spezia presso il quale si svolgono corsi di laurea triennali e magistrali dell’Università di Genova, è l’ammiraglio Dino Nascetti, che dal 1998 al 2001 fu direttore dell’Arsenale della Marina militare alla Spezia.
Nel 2016 voglio che il Comune investa risorse importanti nella musealizzazione del ‘Da Vinci’. Un investimento che potrebbe arrivare fino al milione di euro, oltre ad eventuali ulteriori risorse provenienti da possibili finanziamenti europei o del ministero della Cultura.
Massimo Federici, sindaco della Spezia dal 2007 al 2017
(30 ottobre 2015)
La questione non si limitò alle dichiarazioni d’intenti. La giunta Federici espose cifre nel bilancio comunale destinate al progetto, nell’intento di trovare partner in grado di chiudere l’operazione. Andò oltre, licenziando una delibera che diede incarico allo studio Ricco&Neri di sviluppare il progetto, coinvolgendo, per l’appunto l’ammiraglio Nascetti, anima e motore dell’idea.
Capitolo 2. L’attesa. Il museo si farà. Non oggi, forse non domani, ma dopodomani sicuramente. Arriva la giunta Peracchini e tra gli impegni assunti non manca il progetto museo-sommergibile Da Vinci. Ma la questione inizia ad essere avvolta da una fumosa cortina di mistero, da un’impalpabile sensazione di vacuità. Ne è un esempio le giravolte, le aggrappate sugli specchi, le tante dichiarazioni che evocano il supercazzolismo di mascettiana memoria.
Sul Da Vinci museo ci stiamo lavorando, insieme al sindaco. Credo che potremmo contare su un contributo della regione Liguria, ma dobbiamo trovare gli elementi tecnici per mettere tutto questo insieme per tenerci questa preziosa testimonianza che avrà valore storico e turistico. Ci siamo dati dei tempi. Avrete presto elementi di novità.
Paolo Asti, assessore al turismo della Spezia dal 2017 al 2020
(11 luglio 2017)
Vuoi vedere che qualcuno, incapace di venirne a capo, s’inventa qualche alibi? Per esempi, in che condizione versa il sommergibile Da Vinci? Nel 2008 lo spiegarono con grande chiarezza, e senza tema di smentita visti gli incarichi ricoperti, l’ammiraglio Toscano, già commendante del dipartimento Marina Nord e lo stesso Nascetti.
Il Da Vinci è in ottime condizioni, all’interno si potrebbe già renderlo visitabile con adeguate predisposizioni di sicurezza e un po’ di pulizia. All’esterno avrebbe bisogno di un’azione cosmetica per togliere i danni che ha fatto il tempo.
amm. di squadra Andrea Toscano, già comandante Marina Nord
(13 marzo 2018)
Il progetto di massima è pronto, consegnato ed approvato dalla Marina militare. Insomma, è cosa fatta. Poi le cose si complicano. Nel 2021 il comandante marittimo Nord di allora, l’ammiraglio Giorgio Lazio, fu molto chiaro: il Da Vinci non diventerà museo. Ipse dixit, il sommergibile andrà al macero. Non è dato sapere quando ma, tra un tuffo di un capriolo e l’altro, il suo destino è segnato da una fiamma ossidrica.
Circa un’anno e mezzo fa, la vicesindaca-deputata, subentrata a Paolo Asti nella delega al turismo, e simultaneamente membro della commissione trasporti della Camera, on. Maria Grazia Frijia, senza batter ciglia, alla domanda, a che punto è il progetto del Museo sul sommergibile Da Vinci, rispose:
È nel nostro programma e negli impegni che l’amministrazione comunale si è presa. Stiamo aspettando, perché purtroppo anche con la pandemia gli altri due sommergibili erano diventati completamente inutilizzabili. Con la Marina militare siamo rimasti, diciamo, che il primo sommergibile che sarà dismesso dovrebbe essere dato alla città.
on. vicesindaca, Maria Grazia Frijia
(28 settembre 2022)
Capitolo 3. La risata finale. Trovato l’alibi eccellente, la pandemia, la commedia s’infittisce, tanto che assumerebbe le tinte, o l’emblema, della ciarlataneria della politica. La realtà è talmente impietosa che si commenta da se, tuttavia, se è vero che un bel tacer non fu mai scritto, in attesa di una cordata di capitani coraggiosi che si occupi anche del sommergibile-museo, non resta che l’arrampicata sugli specchi. Contrordine camerati!
La Marina Militare ha ritenuto il Da Vinci non idoneo per questo progetto e il Comune della Spezia ha pertanto richiesto un altro sommergibile da adibire a tale attività ottenendo, in forma scritta, conferma da parte della Marina Militare della disponibilità di mettere a disposizione un’altra unità, una volta dismessa e nel rispetto dell’iter necessario e obbligatorio per la cessione. La volontà dell’Amministrazione è pertanto quella di portare avanti il progetto, nel pieno rispetto delle Istituzioni coinvolte.
on. vicesindacacon, Maria Grazia Frijia
(13 marzo 2024)
Sull’orizzonte c’è chi vede il futuro della base navale color blu. Al netto della retorica, delle ipocrisie e delle menzogne, il presente è fatto di una lenta ed inesorabile scomparsa della realtà produttiva, di abbandoni e di inquinamento. L’adeguamento della base agli standard NATO, che qualcuno ha la sfrontatezza di chiamare base blu, sarà il sigillo ad una strada lastricata di buone intenzioni, ma costellata di bugie e di falsità. Tanto pagano i cittadini e le cittadine.
Ora scusatemi tutte e tutti, ma c’è la fiera di San Giuseppe…
Buongiorno e Buon anno 2025 . Alcune precisazioni per chiarire la questione di un sommergibile museo alla Spezia. Per quanto mi consta la prima idea di musealizzare un sommergibile alla Spezia risale al 8 febbraio 1989 data in cui l”Associazione Nazionale Marinai d’Italia (ANMI) sezione della Spezia, a firma del presidente protempore, 1° TV Giuseppe Mongibello, inviò una proposta in tal senso all’ANMI nazionale ottenendo una cortese, ma negativa risposta motivata dalla impossibilità di far fronte ai costi dell’operazione con le risorse reperibili dalla associazione e dalla MMI. La questione fu poi ripresa nel 2000 dalla Confederazione delle Associazioni Combattentistiche Spezzine a firma del presidente Angiolino Falugiani e del C.F. Giovanni Marquet. A quel tempo il Smg TOTI era già stato destinato a Milano e si parlava di un battello della stessa classe (Il Smg Bagnolini). L’iniziativa coinvolse non solo la MMI fino ai massimi livelli e gli Enti locali, ma arrivò anche al Ministrero della Difesa e al Quirinale. Numerosissimi furono gli articoli di stampa dell’epoca (raccolti dal purtroppo scomparso CF Marquet, ed ora in mio possesso) che davano per scontato il successo dell’iniziativa. A supporto dell’iniziativa fu perfino progettato il basamento in calcestruzzo che doveva sostenere il battello fuori acqua collocato all’interno dell’arsenale vicino al ponte girevole (progetto dell Ing Piero Pesaresi datato12-12- 2000). Questa sistemazione veniva proposta nella visione di creare un “Arsenale Visitabile” come una estensione del Museo Tecnico Navale, aperto a visite guidate da parte di un pubblico interessato a vedere, non solo la storia, ma anche le lavorazioni effettuate nell’ambito dello stabilimento. Tre mesi dopo, il 19 marzo 2001 lasciai l’incarico di direttore dell’arsenale e fui richiamato a Roma per assumere un incarico allo Stato Maggiore Marina. Il concetto di “Arsenale Visitabile” fu progressivamente abbandonato e definitivamente seppellito dall’evento del 11 settembre 2001 che impose l’adozione di regole di sicurezza incompatibili con l’apertura alle visite dello stabilimento. E così sono passati 25 anni e 24 giorni dalla data in cui Pesaresi consegnò il primo progetto di fondazione per un Smg Cl. Toti; da allora, sono stati dedicati all’argomento 2 tesi di laurea magistrali e 2 studi di fattibilità comprensivi di 8 diverse soluzioni per la musealizzazione di un sommergibile cl. Sauro alla Spezia. Tutte approvate dalla MMI e dal Comune e dalla Autorità portuale . Nessuna andata in porto.
Carissimo Dino, la ringrazio del messaggio, un utilissimo contributo che aiuta ulteriormente a comprendere, a mio avviso, quanto le mancate occasioni di dialogo, di elaborazione e di progettazione strutturale tra vari enti dello Stato portano ad una palude che non giova a nessuno. Alla comunità, che continua a perdere occasioni di valorizzazione e di rigenerazione del nostro territorio ed alla Marina stessa, che continua a vivere in una realtà caotica, poco organizzata e poco valorizzata.
Personalmente, alla luce dei documenti vagliati, penso che il ruolo di Difesa Servizi abbia solo complicato le dinamiche, burocratizzando ulteriormente senza agevolare scelte e decisioni. Parimenti c’è un problema di fondo, a mio avviso tutto “politico”. L’idea di compiere scelte senza coinvolgere la città, un difetto che non è odierno, ma che affonda le radici nel passato. Detto questo, è sconsolante vedere che un’area immensa, un tempo luogo di lavoro per tantissimi lavoratori e lavoratrici, oggi versi in questo stato, senza una vaga traccia di un ammodernamento che implichi bonifiche e riorganizzazione logistica che consenta alla città di riappropriarsi di spazi che potrebbero dare volto alla Spezia del nuovo secolo. Non ci resta che continuare a indicare la luna, sperando che si finisca di guardare il dito.
Curiosamente, nell’ironizzare nel titolo di questa riflessione, inconsapevolmente ho fatto riferimento, stando a quando lei ha scritto, che l’iniziativa originaria coinvolse i massimi vertici dello Stato. Al tempo, se memoria non mi tradisce, si passava dal governo D’Alema II al governo Amato II, dove il dicastero della Difesa era diretto da Sergio Mattarella. Un caso?
Onorato di avere un lettore così illustre, la ingrazio ancora e ricambio gli auguri un buon 2025.