
Non è un delfino
Non so se è un delfino, forse potrebbe essere un pacco. Solo che nel golfo dei poeti, anche un bidone va raccontato con poesia. Ma iniziamo con qualcosa di più prosaico.
Vista l’istanza assunta a protocollo (n. 20513 – 18 aprile 2024), presentata dalla società Fagioli S.p.A., la Capitaneria di porto della Spezia emette un’ordinanza di interdizione alla navigazione nel golfo che fu dei poeti. Nulla di sconcertante, nessuno si allarmi. Ordinarietà. Il motivo? Il trasferimento di una unità, non meglio precisata, tramite una la Fjord, una heavy load carrier battente bandiera panamense, dal Cantiere Integrato del Muggiano (Fincantieri) e per il successivo varo dello stesso nello specchio acqueo posto a sud dell’isola Palmaria.
Un’evoluzione che merita nota. Insomma una notizia. E c’è chi la farebbe diventare tale. Anzi, la trasforma in poesia, perché, non dimentichiamocelo, è il golfo dei poeti. Nel santuario dei cetacei (povere bestie) non spunta un delfino, ma un’opera tecnologica umana, dalla “sagoma sinuosa“. Un sommergibile nuovissimo, talmente nuovo che sbrilluccica, per un varo inconsueto, dell’azienda leader nella costruzione di sottomarini. Fincantieri, of course. Per taluni, le vestigia di quell’opificio pubblico che era servizio del per la Difesa e che oggi, per garantire dividendi ai soci azionisti, appalterebbe e subappalterebbe, in una catena umana in cui, il migrante nero e invasore, sarebbe l’ultimo sfruttato.
La notizia, tuttavia, si ferma all’unica fonte reperibile. L’ordinanza della capitaneria. Curioso che la Marina militare, o meglio il suo ufficio stampa, non abbiano sbandierato ai 4 social (i venti non li seguono più), la questione. Eppure, stante la stampa d’inchiesta locale, si tratterebbe di un varo che non solo vale l’inchiostro e lo spazio carta, ma che andrebbe anche enfatizzato.
Ma le voci che bisbigliano nel golfo, per lo più malevole, non tardano a diffondersi. Così. quel che sarebbe stato il varo di una nuovissima unità sommergibile, suggestivamente eseguito al largo del golfo, inizia a perdere le suggestioni ed a tingersi di giallo. E se fosse l’S 528 Pietro Venuti? La scaramanzia verrebbe confermata, come un elemento sostanziale nell’arte marinaresca. E se fosse l’S 529 Romeo Romei? Come prima, ci troveremmo di fronte non ad un varo di una nuovissima unità, ma alla messa a mare di un’unità con innumerevoli problematiche. Sarebbe una notizia, ma probabilmente assai più penosa di un varo fantasma.
Che sia l’uno o l’altro, in entrambi i casi stazionerebbero nei cantieri spezzini per manutenzioni, dato che la base di riferimento non è La Spezia, bensì Taranto. Ma queste sarebbero i misteri, coperti da segreto, militari. La base sommergibilistica a circa 700 miglia dai cantieri di manutenzione. Elementi che farebbero notizia per noi comuni civili e contribuenti, le cui tasse sono un elemento sostanziale per sostenere la solidità granitica di certi segreti militari.
E se l’azienda, impossibilitata ad utilizzare il bacino, di cui dispone ma che non sarebbe utilizzabile, avesse speso cifre inusuali per l’operazione di messa a mare dell’unità in manutenzione? Sarebbe una notizia, ma certamente assai meno entusiasmante delle mirabolanti imprese commerciali militari di cui taluni cantano. Se le voci che malignano a pelo d’acqua nel golfo avessero qualche fondo di verità ci troveremo di fronte ad una situazione imbarazzante. Da un lato il canto acritico di tutto ciò che ruota nel mondo, intoccabile, insindacabile, dell’universo militare. Un atto di fede da far impallidire la discese trascendentali che incoronano i papi. Ma diciamocelo, nulla di nuovo. Dall’altro una situazione che minerebbe le certezze granitiche di chi vorrebbe convincerci che il comparto militare è l’unique selling proposition. Non c’è alternativa (per chi non la considera nemmeno).
A stretto giro di posta, finché la barca va, la propaganda seguirà.
Immagine di copertina di MarcoPedrone (own work. 31 October 2018), pubblicata in licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale