
Fascisti su Marte
Se non fosse vero, se non fossimo ancora alle prese con la realtà delle cose, ci sarebbe da invocare Fascisti su Marte. CasaPound alla Spezia annuncia un corteo nazionale in città, al grido di “Europa potenza e remigrazione”. Stiamo parlando dell’associazione di “promozione sociale”, di ispirazione neofascista. Lo fa con un manifesto che è tutto un programma, che ripropone non tanto le iniziative che persegue, ma la sua esistenza. Così in alcuni punti sollevati, sono chiarissimi.
- La liberazione? Un segno rosso sul calendario che va proprio abolita. Il 25 aprile è una ricorrenza in cui si riconosce una parte sempre più piccola e ideologizzata degli italiani, una ricorrenza dove si fomenta odio e divisione. Perché festeggiare la fine di un regime assassino come quello fascista.
- Remigrazione degli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio. Che potrebbe essere traducibile con deportazione.
- Per la situazione politica globale, l’unica strada percorribile per il nostro futuro è un’Europa che sia una potenza mondiale. Quindi mettiamo mano ai portafogli, perché occorre un arsenale degno di tale definizione.
- per farlo usa un messaggio grafico orribile, un’unità navale della marina militare. Qualcuno ha interpellato i quadri della forza armata su questo punto?
Una rete ampia di associazioni e forze politiche non è stata a guardare. Una riflessione molto semplice. Ribadire, con fermezza, che non deve essere concesso nessuno spazio pubblico o sociale alle organizzazioni neofasciste. Una lesione delle libertà incostituzionali? Neanche per sbaglio. Semplicemente incompatibili con i principi democratici e antifascisti su cui si fonda la Repubblica Italiana. Uno sfregio alla Costituzione e ad una città, ed una provincia, che ha dato un contributo di carne, di vite, di sangue alla sua realizzazione. Una richiesta altrettanto semplice. Che Prefetto, Questore e Sindaco non autorizzino questa manifestazione. Che impediscano un insulto alla storia e alla dignità della nostra comunità. Una proposta chiara. Qualora il permesso fosse concesso, occorrerà chiamare a raccolta cittadine e cittadini antifascisti e democratici per partecipare ad un presidio antifascista sul luogo della manifestazione, per difendere i valori della Costituzione nata dalla Resistenza.
Ma se Casapound avesse colto un barlume di realtà nell’affermare che l’antifascismo sia utilizzato come ultimo collante da una sinistra che è distante anni luce dalla realtà? A leggere le reazioni si direbbe l’esatto contrario.
Non possiamo consentire adunate che riportino in piazza linguaggi, simboli e gesti delle pagine peggiori della nostra storia. Tutte le forze politiche democratiche che si riconoscono nella Costituzione nata dalla Resistenza si dovrebbero unire su questo, senza distinzioni.
Il raduno fascista a Spezia non si deve fare. E’ persino superfluo spiegare il perché. Bene le dichiarazioni in questo senso. Adesso però è necessario che tutte le forze antifasciste della città si mobilitino per chiedere alle istituzioni competenti di impedire questo oltraggio alla città e alla sua storia.
Se vogliono lamentarsi di come viene gestita la crisi internazionale e l’immigrazione vadano pure a manifestare a Roma sotto la sede del governo repubblicano più vicino a loro che ci sia mai stato in questo Paese negli ultimi ottant’anni.
Massimo Bertoni (sindaco di Vezzano Ligure),
Federica Pecunia (sindaco di Calice al Cornoviglio),
Gianluca Tinfena (consigliere provinciale)
Non possiamo accettare che venga concesso spazio pubblico a chi si richiama apertamente a ideologie che la Costituzione ripudia.
Intanto, il consiglio comunale della Spezia, il 28 aprile, ho respinto l’urgenza di discutere della questione. Prima dell’abbandono dell’aula da parte della minoranza, il sindaco ha tenuto a sottolineare che non si sottrae alle sue responsabilità e che il giorno dopo avrebbe chiarito sul giornale la situazione. Ecco.
Le autorizzazioni relative allo svolgimento di manifestazioni pubbliche competono esclusivamente a questura e prefettura, che valuteranno nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti. Da parte nostra non abbiamo ricevuto richieste in merito. È chiaro che La Spezia è una città che ha nella Costituzione, nella democrazia e nell’antifascismo i suoi valori fondanti. In questo contesto prendo le distanze da eventuali ideologie che richiamino principi contrari alla convivenza civile, riaffermando che libertà e rispetto hanno reso il nostro Paese e la nostra città un simbolo di storia democratica, accoglienza e aiuto verso il prossimo. Abbiamo chiesto la convocazione di una riunione del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza.
Pierluigi Peracchini (Secolo XIX, 29 aprile 2025)
Una posizione che fa impallidire anche Don Abbondio. Chissà, forse è rimasto assordato dal suono delle campane di piazza Brin. Non manca il grottesco, in un sottile confine con il nauseabondo. Non ci si aspetta che la maggioranza di destra votassero la mozione sulla vicenda del corteo fognario, ma il negare la discussione dimostra l’evidente paura di rendere pubblico un dibattito politico su una questione, politica. Fin qui nulla di nuovo. Penoso, trito, ritrito e, diciamocelo, abbastanza irrilevante (purtroppo) all’opinione pubblica. Nel grottesco si inserisce l”aggressione ad un consigliere consigliere di maggioranza.
Quella stretta di mano mi ha fatto male, sono andato al pronto soccorso dove una radiografia ha escluso lesioni. Mi hanno però riscontrato un ematoma con referto di 7 giorni. Sono molto amareggiato e provato per quanto accaduto: cerco sempre di fare del mio meglio, è assurdo uscire da un’aula di consiglio comunale con la paura di essere aggredito.
Oscar Teja (La Nazione, 30 aprile 2025)
Da indiscrezioni, parrebbe che l’aggressore, ancora ignoto al pubblico, sia il consigliere King Kong. Ma al di là delle battute, il fatto si commenta da se. Dal faceto al serio? Il sindaco ha definito bambinesche le richieste della minoranza. Nello streaming e si intuiscono sortite provocatorie dai banchi della maggioranza, non solo rivolte ai colleghi di minoranza, ma anche al pubblico presente. Con il “combinato disposto” della negazione della discussione della mozione si è arrivati ad uno spettacolo indegno, condito da sprazzi di ridicolaggine e da una retorica nauseante.
Ma se i neofascisti vogliono la piazza per poter esternare democraticamente le loro idee, che la democrazia la avversano, occorre una mobilitazione. Quella che le associazioni e gli antifascisti della Spezia indicono per sabato 17 maggio, con concentramento alle ore 16 in Piazza Brin, seguita da un corteo per le vie della città. Prima ci sarà il 1° maggio e credo che sarebbe un bene che fosse una prova in attesa della prima, nella quale ci si possa incontrare, discutere, confrontarsi. E credo che questa necessità l’abbia colta la proposta degli studenti di OSA. Aprire un confronto su questa situazione, dovrebbe essere colta con grande intelligenza ed entusiasmo.
C’è la necessità di discutere, di confrontarsi e di iniziare a porsi il problema che vive questo paese. Nel quale si viene segnalati dalle forze dell’ordine per uno striscione inoffensivo alla finestra. Nel quale si impedisce di portare una bandiera rossa davanti alla tomba di Gramsci, il giorno dell’anniversario della sua morte. Un paese in cui si condannano gli artisti che rompono gli schemi del sistema. Un paese in cui si mette in discussione una festività fondante, divisiva per chi non si riconosce nei valori di libertà, di giustizia, di equità e di solidarietà.
Credo che la manifestazione debba avere un tratto chiaro. Un corteo antifascista che si anteponga alla marea nera che vorrebbe risalire dalle fogne. In testa le fasce tricolore dei sindaci dei comuni che si sono indignati. Insieme a tutte/i le/i rappresentanti delle comunità che siedono nelle assemblee elette (consigli comunali, provinciali, regionali, parlamento) delle forze politiche che hanno espresso il loro disgusto. Che siano la testa di un fiume in piena di cittadine e cittadini che guardano ai nostri diritti ed ai nostri doveri costituzionali come fari nel buio.
Ognuno sia libero di portare in piazza la propria spinta antifascista, che dovrebbe essere una spinta “normale”, in una repubblica fondata sul sacrificio di chi ha combattuto per la libertà, la giustizia e un mondo nuovo. Personalmente ci sarò per contrastare in pieno le richieste di una realtà, come avrebbe detto il comandante Diavolo (Luigi Fiori), costituzionalmente fuorilegge. Ma credo che la questione non si possa ridurre alla convinzione personale.
Dovrebbe essere chiaro che oltre che difendere i valori fondanti della nostra repubblica, occorre difendere un paese dai suoi peggiori incubi, costruire ogni percorso di Pace possibile e fermare ogni tentativo di riarmo. Impedire la prosecuzione dei conflitti e di guerre, come strumenti di risoluzione di controversie internazionali. Guardare ad un mondo multipolare, aprite canali diplomatici, salvare vite umane in pericolo. Quindi una piazza collettiva, civile, repubblicana, antifascista. Insomma politica.
Lo dobbiamo a chi ha dato la vita per noi. A chi ha sacrificato la propria esistenza per lottare per un ideale di società più libera, più giusta, più equa. Riprendiamo in mano le parole di chi ha lottato per tutto questo e riflettiamo.
Siamo stanchi di riunioni e di raduni che non concludono nulla, siamo stanchi di manifestazioni e di congressi che si esauriscono in parole. Bisogna lottare per un altro tipo di società, senza essere soffocati da un parlamentarismo velleitario, da leggi, decreti, dalla burocrazia politica; considerano con animo triste l’ingiustizia trionfante, e, chi ha fatto la guerra di liberazione rumina l’amarezza che lo prende al ricordo dei morti, delle stragi, degli incendi.
Ma oggi sarebbe festa grande per i difensori dell’ordine a tutti i costi, se i giovani che non hanno fatto la guerra, si abbandonassero a certi loro impulsi più che giustificati e rispondessero al richiamo di una rivoluzione astratta irresponsabile, sollecitata magari dal potere costituito. Una volta si sapeva il significato concreto delle parole: democrazia, socialismo, libertà, laicità, rivoluzione. Oggi… ogni formula nasconde un inganno. Tutto è rimasto come prima, con le stesse tare e la stessa corruzione. Ecco perché credo sia venuta l’ora di riprendere l’opera abbandonata il 25 aprile 1945.
Renato Jacopini,
Comandante partigiano
(4 giugno 1973)
Lo dobbiamo a noi stessi. Lo dobbiamo ai nostri figli ed alle nostre figlie.