Diritti e rovesci Opinioni
William Domenichini  

Il potere potrebbe logorare chi ce l’ha

Il potere potrebbe logorare chi ce l’ha? Al di là della distorsione andreottiana, le vicende liguri dimostrerebbero che l’eminenza grigia della prima repubblica non avesse tutti i torti. Non solo nella pratica del potere, nel suo esercizio, ma anche nella profonda deriva che ne consegue.

Prendiamo Gianmarco Medusei. Il suo excursus politico pare teso ad un obiettivo specifico: la sua carriera. Tenta di essere eletto più volte, approdando all’arte del possibile con l’UDC, con cui si candidò alle regionali liguri del 2010, sostenendo il centrosinistra e l’allora presidente Burlando. L’esperienza centrista non si rivelò particolarmente fortunata. Così arriva la svolta leghista.

Con il vento in poppa sul carroccio di Alberto da Giussano, nel 2017, approda in consiglio comunale alla Spezia con ben 582 preferenze. Il risultato elettorale lo fa balzare subito nella prima giunta Peracchini. La sua dedizione all’assessorato alla Sanità, Servizi Cimiteriali, Polizia Municipale, Sicurezza, Servizi Demografici e Servizi Informatici, non dura molto. Arrivano le elezioni regionali del 2020. Si candida e raccoglie il frutto del suo lavoro: 4.573 preferenze, record della Provincia e risultato migliore di tutti i candidati del Carroccio in Liguria. Approda quindi nel parlamentino ligure. Che fargli fare? Giro di consultazioni ed il suo nome vien buono per presiedere l’assemblea regionale.

Li costruisce un suo staff. Note di cronaca narrano che un esposto, presentato nelle procure di Genova e La Spezia, informerebbe la magistratura proprio su questo tema. La natura delle informazioni, dato il dettaglio, parrebbero interne, insomma una talpa del sol della Padania. 11 contratti di collaborazione sottoscritti fra il 2020 e il 2022. Secondo l’autore dell’esposto si tratterebbe di persone che “non hanno mai svolto attività presso l’ufficio di presidenza del consiglio regionale, ma venivano pagate perché portatrici di voti alla sua persona durante le campagne elettorali”.

La talpa (o il corvo, se il problema è zoologico) farebbe nomi e cognomi, alcuni dei quali assai noti sulle sponde del golfo che fu dei poeti. Un sottobosco di amministratori ed eletti, di candidati e di formati nelle scuole di politica leghista (e non solo). Sempre secondo l’esposto, si tratterebbe di persone “mai viste in Regione, che hanno solo svolto funzioni campagna elettorale, regionali del 2020 e comunali di La Spezia nel 2022, e procacciato voti per Medusei. Le somme a loro versate sono esclusivamente compensi elettorali”.

Se questo sia materia giudiziaria o di mal costume, oppure la norma ai tempi dell’inganno universale, non è ancora dato sapere. Tutto ciò è emerso dalle colonne de Il Fatto Quotidiano, il 26 ottobre 2006. Il giornalista, Marco Grasso, non si è limitato a raccontare la triste (o penosa) storia di un esposto, ma ha chiesto al Medusei una versione dei fatti emersi. Risposta?

Sono colpito dalla concomitanza con le elezioni, sembra un’iniziativa a orologeria. Si parla di persone che in gran parte non fanno nemmeno più parte del mio staff e che hanno regolarmente lavorato per l’ufficio di presidenza regionale. Sono contratti cococo, con obblighi ben diversi dai dipendenti. In alcuni casi si tratta di persone che mi davano una mano sul territorio. Sono contratti regolari, altrimenti non darebbero mai stati approvati: avevo un capo dello staff, dei revisori e dei consulenti che li hanno approvati. Sono contratti che hanno fatto tutti e non capisco cosa mi venga contestato.

Gianmarco Medusei
(26 ottobre 2024)

Per chi non si accontentasse di un’inchiesta giornalistica, o semplicemente se questa aprisse a curiosità civiche malcelate basta andare sul sito della regione Liguria. Ma la sorpresa amara non tarda ad arrivare e nella sezione Trasparenza dell’amministrazione del Consiglio Regionale, i collaboratori e lo staff della presidenza sembrerebbero svaniti (oppure non sono mai stati pubblicati, chissà) ad eccezione dei revisori dei conti. Poco importa, direte voi.

Intanto Medusei si ricandida, ma questa volta non con il Carroccio, ma con la destra meloniana. Il cambio di casacca non è stato senza strascichi. Anzi, quelli volano tra Medusei e il gotha leghista locale, ma poco importa. Medusei svicola le invettive, le urne si aprono ed il suo nome compare 2.758 volte sulle schede elettorali. Così, passare da Lega Nord a Fratelli d’Italia, gli consente di essere rieletto, nonostante abbia lasciato per strada ben 1.815 voti. Piazze piene, urne vuote, diceva quel tale.

Nonostante la tempesta che ha travolto Toti e sodali, il centrodestra vince, seppur per un pelo (8400 e rotti voti). Il nuovo consiglio regionale ligure non è ancora stato convocato, ma Medusei è sul pezzo. Così, tra una sanità al tracollo, cantieri trascinati per lustri, criticità ambientali impressionanti ed un quadro socio-economico assai critico, di cosa si occupa? Di bacchettare chi quotidianamente lavora per diffondere una cultura di Pace.

L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università pubblica una nota, definendo il 4 novembre è un giorno di lutto, da dedicare alla memoria e alla riflessione, ma è anche il momento dell’indignazione sia per i dieci milioni di morti della Prima guerra mondiale sia per le vittime di tutte le guerre. La riflessione muove la critica alla giornata della forze armate, alla retorica che sostiene.

Ma guai ad intaccare il pensiero dominante. Guai a svelare che l’epica della Grande Guerra si infrange sulle decimazioni di soldati eseguite al fronte, sulla carneficina di italiani mandati al massacro. La “conquista di Nova Gorica, giusto per soffermarsi su un episodio, valse un’epica drammatica. Figurarsi se fermarsi a riflettere sul cinismo di chi entrò in guerra per smanie espansionistiche, svelate da quei fanatici bolscevichi quando resero noto il Patto di Londra. O magari soffermarsi sul disumano atteggiamento degli stati maggiori italiani, Cadorna in testa, nei confronti dei soldati italiani. Ma visto che Medusei ha trascorsi da ufficiale della Marina militare, potrebbe approfondire sulla dignità della gloriosa operazione che portò, con l’armistizio già scritto ed in attesa di firma, all’affondamento della Viribus Unitis, rischiando la crisi diplomatica con la Croazia.

Guai ad affrontare la Storia sulla base scientifica di fonti, magari quelle che narrano la penosa figura che le forze armate italiani fecero in quei 3 anni di carneficina. Così come sarebbe meglio sorvolare sul ruolo fondamentale delle decine di divisioni francesi, inglesi e statunitensi, che resero possibile lo sfondamento del fronte del Piave, contro un esercito, quello austrungarico, che era al collasso da mesi. Tutte riflessioni alla Barbero, insomma, da bolscevichi.

Forse un tema che mi appassiona, quando scoprii che il mio bisnonno paterno patì fame e stenti (oltre che rischiare la vita quotidianamente) nelle trincee italiane. Nel mentre un mio bisnonno materno difendeva la sua terra indossando la divisa di ufficiale asburgico. O probabilmente, visto il contesto in cui viviamo, nel quale le notizie sull’escalation dei conflitti nel mondo sono sopite solo da ecatombi alluvionali, dovrebbe porre il tema della diplomazia, anteponendolo a quello del “armiamoci e partiamo“. In fondo, la Storia ci insegna, che il 24 maggio non passammo il Piave, ma l’Isonzo. Fu un’invasione per mire espansionistiche, mascherata da liberazione dei patrioti italofoni. Insomma, un’operazione speciale antelitteram, non nel Donbass, ma in Carnia. Non una passeggiata, ma una carneficina di povera gente.

Medusei, che questi dilemmi non se li pone, così spinto da irrefrenabile impulso nazionalista (o guerrafondaio, fate voi) non ci sta. Non apre un libro di storia, sarebbe un esercizio troppo complesso. Prende carta e penn..  pardon, accende il suo smartphone, apre il suo social e digita la sua invettiva contro l’Osservatorio.

Semplicemente deliranti e ignoranti, perché ignorano la storia della nostra Nazione. La giornata delle Forze Armate e Unità nazionale di domani, rende omaggio ai sacrifici di tutti i soldati e di tutti i combattenti caduti in guerra. Valori oggi portati avanti da chi, ogni giorno, onora la propria divisa.

Gianmarco Medusei
(3 novembre 2024)

Anche se il potere potrebbe non logorare chi ce l’ha, in fondo, quando non si ha che la retorica, ogni salmo finisce in gloria. Ma al di là di come gestisca i soldi pubblici Medusei, tema di approfondimento politico, è sconcertante come un’ex presidente di un’assemblea elettiva bacchetti una realtà che si prodiga di portare la Pace nelle scuole facendo uscire la guerra. Il 4 novembre si può ricordare chiedendo di iniziare a demilitarizzare le nostre vite. Medusei, nel mentre, potrebbe colmare la sua retorica (la sua ignoranza, decidete voi) con la lettura di un libro di memorie scritto da un tenente della 152º Reggimento fanteria “Sassari”, tal Emilio Lussu: Un anno sull’altopiano.

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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